09/07/2024 - Due volumi puri, uniti da un corridoio vetrato, combinano lo spazio dell’amicizia e dell’incontro con quello dell’intimità della notte - su un livello sottoposto - in un legame viscerale, radicato nella terra rossa appena fuori dalle finestre.
È Terra Arsa, la villa atelier progettata dallo studio FMA architettura per Emanuele Gatto nelle campagne di Copertino (LE).
L’artista, che fa parte del collettivo Raum W47 di Francoforte, aveva desiderio di tornare alle sue origini nel Salento con il progetto di un ritiro estivo, luogo di riposo e di riconnessione con la natura. Una casa-atelier, circondata da quello che un tempo era un rigoglioso uliveto - lentamente e dolorosamente decimato dalla xylella – gioca con le esigenze del suo abitante e con le luci e le ombre della terra e delle pietre della macchia mediterranea.
Concepita come “una casa che guarda", Terra Arsa è una struttura compatta, definita da volumi semplici con diverse aperture che incorniciano il paesaggio: grandi vetrate affacciate sulla piscina, tagli orizzontali che aprono la zona notte sulla campagna, due occhi-oblò dei bagni gemelli; ogni punto si fa osservatorio del contesto.
“È una tipica abitazione mediterranea, dove la comprensione del rapporto con il luogo ha un ruolo centrale nella concezione e nella realizzazione dell’architettura” spiegano gli architetti di FMA.
La zona giorno, concepita come unico grande spazio, è connessa al giardino attraverso il portico, creando così un passaggio fluido e mutuo tra l’interno e l’esterno.
L’asse centrale, orientato est - ovest, è, invece, definito da un corridoio-contenitore che distingue lo spirito diurno dalla parte notturna della casa.
Le camere da letto sono incastonate nella terra, presentando un punto di osservazione orizzontale unico e conciliante il riposo.
Materiali e cromie insistono su una scelta minimale, sottolineando la geometria lineare dell'edificio, e cercando una continuità visiva e tattile tra il paesaggio e l’architettura.
“L’idea guida del progetto è stata restituire un’eco delle forme tradizionali, con la semplificazione dei volumi, per esempio, o l’esclusione della formazione di balconi, e contestualmente privilegiando soluzioni sostenibili e bioclimatiche” concludono gli architetti.
|