01/07/2024 - Pirelli HangarBicocca ospita fino al 28 luglio 2024 la mostra “Ground Break”, dedicata a Nari Ward, artista di fama internazionale, noto fin dagli anni ’90 per le sue installazioni realizzate con materiali quotidiani e di recupero dal forte valore simbolico, in cui si stratificano riferimenti sociali e richiami ai traumi storici, sia passati, sia recenti e contemporanei.
Con “Ground Break” l’artista dà vita a una monumentale coreografia tra opere degli ultimi trent’anni e nuove produzioni e a un dialogo tra sculture, video e installazioni, di forte coinvolgimento per i visitatori. La mostra, animata anche da un programma di performance in collaborazione con altri artisti e musicisti, apre a riflessioni su questioni centrali nel nostro tempo, come la responsabilità sociale, la diseguaglianza, l’emarginazione, le migrazioni, offrendo prospettive possibili di trasformazione e cambiamento.
Celebrato come uno dei più importanti artisti americani contemporanei, Nari Ward (St. Andrew, Giamaica, 1963; vive e lavora a New York) realizza opere stratificate attraverso intrecci e giustapposizioni di elementi di recupero con cui allude a diversi aspetti sociali e politici e affronta temi relativi all’identità, alle questioni razziali, alla giustizia e al consumismo. Con le sue installazioni, video e sculture toccanti e provocatori, l’artista infonde nuovi significati e genealogie a oggetti di scarto trovati in luoghi improbabili, come edifici abbandonati, strade, parcheggi, rivelando storie e geografie dimenticate attraverso narrazioni complesse e inedite.
Nella sua pratica trentennale ha dato vita a un'intricata rete di riferimenti e riflessioni tra istanze storiche e temi attuali, locali e globali, dalla storia coloniale delle comunità afrocaraibiche a quella dello schiavismo negli Stati Uniti, dalla gentrificazione di Harlem, quartiere a maggioranza afroamericana e latina di New York, alla crisi migratoria nel mar Mediterraneo. Al contempo indaga questioni spirituali e concettuali, connesse alle relazioni umane, alla giustizia sociale, alla costruzione di identità collettive e comunità attraverso una memoria storica condivisa. Centrale alla pratica di Ward è il suo approccio trasformativo e collaborativo all’arte, al punto che molti dei suoi lavori nascono da un dialogo diretto con il pubblico.
“Ground Break”, a cura di Roberta Tenconi con Lucia Aspesi, indaga proprio questo aspetto della ricerca di Nari Ward con una selezione di progetti incentrati sulla collaborazione e performatività. La retrospettiva esplora a fondo la carriera dell’artista, presentando oltre trenta opere negli spazi delle Navate e del Cubo di Pirelli HangarBicocca, da lavori storici e seminali mai riallestiti finora a nuove produzioni realizzate per l’occasione. Il percorso espositivo si snoda attorno alle installazioni di grande formato che Ward ha realizzato tra il 1996 e il 2000 come scenografie per la performance Geography Trilogy di Ralph Lemon, tra i maggiori coreografi contemporanei, un progetto collaborativo sviluppatosi nell’arco di dieci anni, che apre una riflessione sui concetti di conflitto e commistione culturale a partire dagli effetti traumatici e perduranti del colonialismo.
La mostra si apre con Hunger Cradle (1996), una vasta e intricata installazione composta da una varietà di oggetti sospesi e tenuti insieme da una rete di fili che collegano fisicamente e metaforicamente gli elementi e che i visitatori sono invitati ad attraversare per poter incontrare gli altri lavori esposti. L’opera è nata in un contesto collaborativo, concepita per una mostra che Nari Ward ha auto-organizzato nel 1996 insieme agli artisti Janine Antoni e Marcel Odenbach in una caserma dei pompieri abbandonata sulla 141 Street di Harlem, che sarebbe poi diventata il suo studio. Per l’artista ogni componente del lavoro racchiude in sé una storia e un ricordo specifico, che vengono attivati sia dal luogo da cui proviene sia dalle reazioni che può generare negli spettatori.
Come afferma Ward: "Ho sempre pensato che la definizione o la classificazione di ‘oggetto trovato’ riguardasse proprio l’idea di collaborazione. Perché non solo si reagisce a qualcosa che si vede o a un materiale, ma anche al contesto in cui lo si trova e da lì si cerca di dargli una narrazione che crei un altro tipo di aspettativa o emozione per lo spettatore".
Foto Agostino Osio, © Nari Ward Studio. Courtesy the artist and Lehmann Maupin, New York, Seoul, and London, and GALLERIA CONTINUA
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