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Swell of spæc(i)es: il padiglione "caduto dallo spazio"
UNA / UNLESS progetta il padiglione temporaneo per la mostra dell’artista Josèfa Ntjam, un prisma triangolare blu all’interno del cortile dell’Ospedale degli Incurabili
Autore: cecilia di marzo
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SWELL OF SPÆC(I)ES: IL PADIGLIONE
26/09/2024 - In occasione della prima inclusione dell’Accademia di Belle Arti nel circuito della Biennale di Venezia, UNA / UNLESS, studio interdisciplinare fondato da Giulia Foscari a Venezia, ha presentato il progetto del padiglione temporaneo che ospita “Swell of spæc(i)es”, un’importante commissione della LAS Art Foundation all’artista Josèfa Ntjam.
 
Il padiglione e la mostra, Evento Collaterale della 60 esima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia e la prima esposizione presentata dalla Fondazione itinerante fuori Berlino, saranno aperti al pubblico fino al 24 novembre 2024.
 
Rispecchiando l’identità di UNA / UNLESS, come agenzia interdisciplinare che opera sia come studio di architettura che come “agency for change”, il padiglione trae ispirazione dal contesto storico dell’edificio rinascimentale dell’Accademia e dalla dimensione utopica insita nel lavoro di Ntjam.
 
Il Padiglione si trova all’interno del cortile di quello che un tempo era l’Ospedale degli Incurabili: una “piazza” circondata da colonnati dorici che nei secoli scorsi ha visto apparire e scomparire una cappella lignea (costruita nel 1523) e una chiesa di Jacopo Sansovino, eretta nel 1565 e demolita nel 1831, dopo che l’Ospedale degli Incurabili fu riconvertito per ospitare un ospedale civico e una caserma militare.
Oggi cuore dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, che fino al progetto delle Grandi Gallerie del 1999 era al piano terreno delle Gallerie dell’Accademia, il cortile assume la funzione di spazio di sperimentazione artistica.
 
Concepito con questo spirito, il padiglione è un prisma triangolare blu che sembra essere caduto dallo spazio, ovvero dai regni virtuali celesti proiettati da Josefa Ntjam in “swell of spæc(i)es”. Se la sua presenza astratta può sembrare a prima vista estranea, la sua simmetria intrinseca e la sua superficie riflettente che permette un’illusione ottica che ricompone visivamente il quarto lato della loggia stabiliscono un efficace dialogo con il contesto storico.
Ricordando il “Triangolo Blu e Rettangolo Nero” concepito da Kasimir Malevich nel 1915, il padiglione si compenetra da un lato con la struttura dell’antico ospedale, di cui diventa una temporanea estensione. Ermetico e impenetrabile dal cortile, il padiglione è completamente aperto verso le logge in cui gli studenti - l’anima dell’Accademia insieme ai loro professori - svolgono e discutono le loro ricerche.
 
“Il Padiglione di UNA/UNLESS” spiega Giulia Foscariè un prisma triangolare blu che sembra essere caduto dallo spazio all'interno del cortile rinascimentale della dismessa scuola d'arte di Venezia. Intrecciato con l'edificio di cui diventa un'estensione, il padiglione incoraggia l'inclusione degli studenti d'arte nel discorso della Biennale. La sua simmetria e la sua superficie riflettente - progettata per ottenere un'illusione ottica per cui il padiglione sembra smaterializzarsi di notte - stabiliscono un dialogo con il contesto, mentre il suo rivestimento blu oscilla delicatamente evocando l'oceano, sottolineando la sua importanza nell'ecosistema planetario e nell'opera socio-ambientale di Josèfa Ntjam ospitata al suo interno.” 
 
Entrando nel padiglione una grande superficie convessa, che evoca l’assenza della chiesa del Sansovino ricalcandone l’impronta originaria, nasconde un grande schermo LED che immerge lo spettatore nell’ambiente ultraterreno di “swell of spæc(i)es”. Il paesaggio sonoro, composto da Fatima al Qadiri e integrato dalle “sculture sonore” di Josefa Ntjam, porta musica nel padiglione, evocando quella un tempo prodotta dal coro che si esibiva nella chiesa di Sansovino.
 
Secondo quanto scrive il curatore, Carly Whitefield “swell of spæc(i)es elabora un mito della creazione plasmato da modi antichi ed emergenti di concepire l’universo. All’interno di questo universo immaginario, il plancton è un punto di convergenza tra l’oceano profondo e lo Spazio, i regni biologici e mitici, i possibili passati e i futuri alternativi. Il lavoro di Ntjam esplora le dimensioni politiche degli oceani, ricettacoli di molte storie di dominazione - dalla schiavitù alla colonizzazione, dal capitalismo alle crisi ambientali e umanitarie - ma anche di resistenza, emancipazione e creazione. A Venezia Ntjam concentrerà la sua attenzione sul plancton come agente di trasformazione alchemica, raccontando la storia di Amma, una divinità Dogon che ha creato le stelle lanciando nel Cielo palline di terra, e quella dei Nommos, le prime creature a vivere sott’acqua”.
 
La ricerca è l’intenzione primaria delle commissioni LAS. Nello sviluppo della mostra, Ntjam ha avuto scambi con gli scienziati del plancton dell’Università di Cardiff, in Galles, e dell’Istituto di Scienze Marine (ISMAR), a Venezia - dove UNA / UNLESS ha progettato una estensione della mostra nella Palazzina Canonica.
Josèfa Ntjam: swell of spæc(i)es sarà integrata da una serie di eventi, organizzati da LAS in collaborazione con Ocean Space, ISMAR e Accademia di Belle Arti di Venezia.

  Scheda progetto: Swell of Spæc(i)es
Andrea Rossetti / Héctor Chico
Vedi Scheda Progetto
Andrea Rossetti / Héctor Chico
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Andrea Rossetti / Héctor Chico
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Agnese Bedini
Vedi Scheda Progetto
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Andrea Rossetti / Héctor Chico
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Matteo Losurdo
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