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Simone Micheli in scena all'ADI Design Museum
La mostra "Simone Micheli - DESIGN VISION - 60 years of life" esplora i 35 anni di carriera dell'architetto che ha rivoluzionato il concetto di lusso, mettendo l'essere umano al centro. Fino al 30 settembre a Milano
Autore: giulia capozza
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17/09/2024 - All'ADI Design Museum di Milano va in scena la mostra Simone Micheli - DESIGN VISION - 60 years of life, un progetto espositivo che celebra i 60 anni dell'architetto che ha rivoluzionato il concetto di lusso mettendo l'essere umano al centro. Una mirata selezione di 35 prodotti di design realizzati in altrettanti anni di carriera è esposta nella mostra visitabile fino al prossimo 30 settembre con contenuti multimediali dedicati a progetti di architettura e interior.
 

La mostra

Il contenuto principale della mostra mira a valorizzare il rapporto tra coerenza formale, funzionalità, tecnologia e sostenibilità presente nell’opera di Simone Micheli, portando all’attenzione dei visitatori il senso dei suoi progetti: tradurre in semplicità la complessità del nostro presente ma con una visione anticipatrice delle tendenze future.

Rigore, linearità, meraviglia emergono nei prodotti e progetti presentati, le cui caratterizzazioni compositive e funzionali raccontano l’idea che l’autore ha del lusso. Se nell'immaginario collettivo il lusso è legato a parole come opulenza, esagerazione o materiali estremamente costosi, per Simone Micheli, il concetto oggi si esprime con un nuovo equilibrio tra uomo, spazio e tempo, in un "progetto sinestetico”.

“Il vero lusso - spiega Simone Micheli - è rappresentato più da vuoti che da pieni, è rappresentato dalla volontà di riportare l’uomo al centro di tutti i pensieri con la coscienza che il paramento più importante è legato alla dimensione del tempo e dalla qualificazione della vita attraverso un nuovo tipo di progetto”.

Attraverso le loro diversità metriche, ergonomiche, funzionali, gli oggetti ed i sistemi esposti raccontano la storia di continuità intellettuale propria del creatore italiano, congiuntamente ai suoi dettati concettuali quali:
“cercare sempre di oltrepassare le barriere del reale conosciuto superando lo stereotipo”, “immaginare l’ibridazione e la contaminazione come necessarie entità ossigenatrici di ogni progetto”, “pensare alla luce come ad una fisica materia” o “vivere il cambio di scala come uno stimolo per costruire diverse storie di qualificazione”.
 

La formazione e l'approccio progettuale di Simone Micheli

Il percorso progettuale di Simone Micheli prende avvio a Firenze, dove si laurea in architettura con Giovanni Klaus Koening e ha l’opportunità di apprendere da grandi maestri, come Giovanni Michelucci e Bruno Zevi, figure che hanno dato un imprinting fondamentale al giovane progettista influenzando significativamente il suo modo di intendere e di progettare l’architettura e il design.

L’esperienza nel vivace contesto fiorentino, ancora influenzato da una certa sensibilità del design radicale, permette l’avvio della carriera del progettista. Fin dall’inizio Micheli sperimenta una dimensione organica dell’architettura attraverso “spazi ludici, colorati e sinuosi”, come afferma l'architetto Arturo Dell’Acqua Bellaviti, influenzata da una dimensione artistica alla quale è strettamente connesso grazie alla continua frequentazione con il mondo dell’arte, maturata fin dalla giovane età, nella relazione con i propri genitori, entrambi attivi in ambito artistico.

Simone Micheli ritorna spesso al forte legame che ha con le proprie radici geografiche e culturali, in particolare in relazione alla cultura rinascimentale. Nel 1990 fonda il suo studio a Firenze e nel 2003, con Roberta Colla, la società di progettazione Simone Micheli Architectural Hero con sede principael a Firenze per poi espandersi oltre i confini nazionali. Oggi l'architetto è impegnato a livello internazionale con una identità professionale e operativa più ascrivibile alle caratteristiche di un marchio che a quelle tradizionali di un progettista.

Se da una parte Simone Micheli riprende quell’approccio fondato su un’attitudine esplorativa, che secondo Ernesto N. Rogers permette al progettista di disegnare “dal cucchiaio alla città”, dall’altra l'architetto ha codificato un proprio linguaggio progettuale altamente riconoscibile, ma anche capace di contaminarsi, rigenerarsi, evolvere. 

Per lui, la piccola o grande scala della progettazione non determina un diverso approccio, quanto più la consapevolezza che cambiano i dettagli e gli aspetti tecnici da considerare, mentre la cura e l’attenzione al progetto deve rimanere invariata in ogni aspetto. Il progetto si sviluppa “su misura” delle richieste della committenza e in continuità con l’affermazione del proprio brand con l’obiettivo di superare le stesse aspettative della committenza, esplorando orizzonti di innovazione.

L’approccio metodologico del progettista mira a individuare quei processi, e i sistemi di spazi- prodotti-servizi ad essi correlati, che semplifichino l’abitare, il lavorare, il viaggiare, senza banalizzare e uniformare i comportamenti, ma qualificando le esperienze che le persone vivono quotidianamente. L'architetto coordina i singoli elementi che concorrono alla definizione del brand, quasi come farebbe un regista con una pellicola cinematografica, in relazione alle specifiche situazioni. 

Il mondo del progetto sempre più si relaziona con aspetti di storytelling e narrazione che implicano l’utilizzo di molteplici strumenti di comunicazione, analogica e virtuale, così che il progettista-registra possa immaginare un percorso di avvicinamento e scoperta non solo del singolo prodotto, ma di tutto il percorso ideativo.

La predilezione per forme curve e sinuose, spesso avvolgenti, nel progetto degli interni così come nello sviluppo di prodotto, permette al progettista di esplorare tutti gli ambiti sensoriali, poiché attraverso il progetto stimola la relazione visiva, tattile, olfattiva e uditiva, attivando una percezione sinestetica con risvolti, per certi versi, sensuali, ma sempre discreti e pacati. Le forme morbide e coinvolgenti, secondo Micheli contribuiscono all’accoglienza intesa come comfort fisico, relax mentale e riequilibrio interiore, per il raggiungimento di una maggior sensazione di benessere.

Inoltre, nella progettualità di Simone Micheli si riscontra una continua, e genuina proiezione al futuro, talvolta rappresentato, attraverso visualizzazioni avveniristiche, digitali e immersive, in grado di esplorare le dimensioni virtuali dell’architettura.

Simone Micheli appare come un “super-eroe” del progetto poiché ritorna frequentemente nei suoi progetti l’attenzione e l’ambizione a offrire un punto di vista originale, autentico e risolutivo, verso le importanti sfide del futuro, come la necessità di individuare tempo per la persona, la relazione tra gli individui e il loro benessere, la questione ambientale e l’integrazione di tecnologie sempre più sofisticate e autonome, mantenendo la centralità umana propria dell’approccio culturale del Rinascimento.

ADI Design Museum
Piazza Compasso d'Oro 1, Milano

16-30 September 2024

Orari di apertura
martedì - domenica 10.30 - 20.00 (ultimo ingresso 19.15) Venerdì chiuso

  Scheda evento:
Mostra:
16-30/09 ADI DESIGN MUSEUM
Simone Micheli - DESIGN VISION - 60 years of life



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16-30/09 ADI DESIGN MUSEUM
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