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L’Asilo Sant’Elia di Giuseppe Terragni si può salvare
Tra i candidati alla campagna “I Luoghi del cuore” del FAI c’è anche questa “architettura che spalanca le pareti verso il sole, il verde, la luce, la natura”
Autore: cecilia di marzo
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Courtesy of FAI-Fondo per l’Ambiente Italiano Courtesy of FAI-Fondo per l’Ambiente Italiano
27/11/2024 - A settembre, il FAI-Fondo per l’Ambiente Italiano, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, ha lanciato la 12a edizione del censimento “I Luoghi del Cuore” chiamando tutti a partecipare, fino al 10 aprile 2025, alla più grande mappatura spontanea del patrimonio culturale italiano che da vent’anni raccoglie le segnalazioni dei luoghi più amati dagli italiani e che perciò meritano un futuro.
 
Fra tutti i luoghi segnalati – a due mesi dall’inizio delle votazioni sono già arrivate al FAI oltre 500.000 segnalazioni a favore di oltre 20.000 luoghi - vi è anche un’opera di rilievo per l’architettura moderna italiana: l’Asilo Sant’Elia di Como, progettato da Giuseppe Terragni nel 1936-37.
 
L’Asilo Antonio Sant’Elia

“L’asilo da “Sala di custodia dei bimbi”, assurge oggi alla dignità di Casa per una Grande Famiglia. E della casa ha le doti di gioconda accoglienza di scrupolosa igiene di serena spiritualità.
Le norme costruttive adeguandosi a tali esigenze si risolvono in una architettura che spalanca le pareti verso il sole, il verde, la luce, la natura.

Architettura Naturalista che dal razionalismo prende le forme della nobile missione sociale”.
Giuseppe Terragni, Como, 7 Marzo 1935


Il progetto dell’Asilo Antonio Sant’Elia venne commissionato a Terragni da Damiano Cattaneo, presidente della Congregazione di carità che, apprezzandone i criteri moderni adottati, sia tecnici che didattici, gli lasciò piena libertà espressiva.

“Dell’Asilo Sant’Elia – la casa dei bimbi, un tema forse più affascinante delle Casa del Fascio – la prima cosa che va detta è che funziona ancora oggi come asilo: una tenuta che dimostra come fosse sapiente la sua concezione. L’asilo è il punto in cui la ricerca compositiva di Terragni perviene a un risultato più libero e poetico” (Novati, Pezzola, 170; Novati, Pezzola, Catalogo Mostra).
 
L’Asilo, costruito nell’area prevista, si pone a ridosso di altre costruzioni preesistenti per garantire, all’esterno, un spazio giardino su cui affacciano il refettorio, il ricreatorio e le aule, orientare verso sud-est.
L’impianto configura una planimetria a “C” in modo da creare spazi aperti di differenti entità e con la possibilità di accogliere funzioni diverse per la ricreazione all’aperto, come già aveva predisposto in altri interventi: “Con tale scelta si vuole ottenere un rapporto stretto tra interno ed esterno; questa opzione trova ulteriore espressione nei pilastri e nelle tende che dall’esterno ‘portano’ le aule (solo apparentemente isolate dalle grandi finestre) direttamente nel giardino (Cavadini, 84; Novati, Pezzola, 171; Novati, Pezzola, Catalogo Mostra; Coppa, 54; Rassegna 11, 47).

“Questa tensione verso la libertà e a favore di un nuovo approccio (ancora oggi moderno) ai problemi pedagogici si sente appieno nella articolazione degli spazi interni che non confinano (le pareti che separano le aule sono mobili), ma tendono a confluire gli uni negli altri. Questa logica trova rispondenza negli innesti delle varie parti che si inseguono e si incontrano in un gioco capace di rendere la contiguità non necessità, ma felice esito di una intuizione” (Cavadini, 85-86).

“Qui – scrive Bruno Zevi – domina finalmente l’orizzontale, la linea della terra; si dimentica il velleitarismo dittatoriale; gioire del quotidiano non è un crimine. Sgorgano gli spazi luminosi, i percorsi, i dialoghi tra intelaiature struttive e volumi, senza intellettualismi, con una naturalezza creativa che non ha riscontri” (Zevi, 118; Cavadini, 85; Coppa, 54).

Anche Ada Francesca Marcianò descrive così l’intervento: “Brano di autentica poesia [..] orizzontalità, dinamismo, compenetrazione esterno – interno, flessibilità e massima trasparenza con minima opacità” (Marcianò, 181).

“L’asilo Sant’Elia è costituito da un solo livello, con una rampa che conduce alla parte praticabile della copertura.
La corte interna è di fatto una grande aula all’aria aperta. A darle struttura e ritmo è il sistema dei pilastri, anche qui le quattro facciate sono una diversa dall’altra.
Il tema della trasparenza e la traslazione di elementi strutturali costituiscono l’essenza di questa architettura caratterizzata da una plasticità totale e assoluta. Il percorso all’interno dell’asilo non è solo un modo per collegare spazi di diversa destinazione funzionale: diventa anche un itinerario che mette in relazione forme e concetti architettonici, che si inseguono in una narrazione. Per risolvere il problema delle vetrate esposte a mezzogiorno, Terragni ha traslato all’esterno lo scheletro portante della struttura: quasi fosse un pergolato, un portico vuoto, sul quale ha avvolto in senso contrario alle vetrate, delle tende, un velario a protezione delle stesse vetrate. Terragni ha inoltre sostituito alcuni muri con delle pareti mobili e la copertura rigida di un portico con la superficie vibrante di una tenda” (Novati, Pezzola, 172-173; Novati, Pezzola, Catalogo Mostra; Fosso, Mantero, 127).

Alla novità funzionale dell’asilo, alla sua immagine di prototipo della scuola moderna contribuiscono anche gli arredi inseriti, in parte progettati dallo stesso Terragni e in parte scelti tra oggetti di design moderno prodotti in serie; sarà l’azienda Columbus, specializzata nella produzione di mobili in acciaio, a realizzare per l’asilo tre poltrone di tipo “Benita” e dieci sedie tipo “Lariana” progettate dallo stesso Terragni (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 463; Cavadini, 86; Coppa, 54).

L’Asilo venne inaugurato il 31 ottobre del 1937.
 
Per sostenere la tutela e la valorizzazione dell’Asilo Sant’Elia di Giuseppe Terragni, è sufficiente visitare l’apposita pagina del FAI e votare per quest’opera.
 
I vincitori ottengono premi economici – quest’anno fino a 70mila euro al primo classificato – per realizzare interventi di restauro o valorizzazione. Anche i luoghi che non hanno vinto, ma hanno raggiunto la soglia minima di 2.500 voti, possono aspirare al contributo presentando, dopo il censimento, un progetto all’apposito Bando. Dalla prima edizione a oggi sono stati sostenuti 163 interventi di tutela, restauro e valorizzazione in tutte le regioni.

Tra tante altre opere segnalate quest’anno fra I Luoghi del Cuore, vi sono anche due opere di Giuseppe Sommaruga e Costantino Dardi, rispettivamente autori del Grand Hotel Campo dei Fiori a Varese e della Scuola primaria "Bambini del Vajont” a Longarone, Belluno.
 
Il Grand Hotel Campo dei Fiori è stato aperto al pubblico nel 1912 dalla Società Anonima Grandi Alberghi Varesini che ne commissiona la costruzione sul Monte Tre Croci. La progettazione è affidata al grande nome del momento: Giuseppe Sommaruga, artista Liberty, già noto in città e capace di interpretare l’epoca e la bellezza di un territorio che sostiene la sua vocazione turistica creando un imponente edificio che unisce il decorativismo floreale alle nuove avanguardie. La storia del Grand Hotel si districa tra oltre 150 stanze, vedute mozzafiato e ambienti capaci di raccontare il fasto che fu. Da hotel a ospedale, e poi di nuovo albergo, incapace però di resistere al cambiamento dei tempi e chiuso nel 1968, è stato riaperto al pubblico nel 2017, alla soglia dei cinquant'anni dalla chiusura.




 
La Scuola primaria "Bambini del Vajont" è situata in via Roma, nei pressi del Municipio di Longarone, lo storico Palazzo Mazzolà, e accanto alla Biblioteca Civica, l'edificio che prima del disastro del Vajont ospitava la Scuola Elementare. Nel 1986 venne intitolata ai Bambini del Vajont. È stata costruita nel 1964 su progetto di Costantino Dardi che, nel 1976 ne progetta anche l'ampliamento. Così la descrive l'architetto: “Planimetricamente il progetto è caratterizzato dalla iterazione di un modulo spaziale, costituito dall’aula di insegnamento, lungo due direttrici ortogonali. La relazione tra i moduli di base determina la formazione di spazi porticati all’esterno e all’interno di aule riservate alle attività collettive, al gioco e allo spettacolo, in funzione dei cicli didattici.”





Fonte per le notizie bibliografiche dell'Asilo Sant'Elia > MAARC, Museo Virtuale Astrattismo e Architettura Razionalista Como

Foto courtesy of FAI-Fondo Ambiente Italiano 

 


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