Casa Szoke: la protagonista ‘silenziosa’ del film di Almodovar
Un connubio tra architettura e natura per il Leone d’Oro 2024. L’opera di Aranguren + Gallegos riflette l’intimità e la drammaticità del film del noto regista spagnolo
05/11/2024 - Casa Szoke è protagonista ‘silenziosa’ de “La stanza accanto”, il film di Almodovar vincitore del Leone d’Oro al Festival del Cinema di Venezia 2024.
Casa Szoke, progettata dallo studio madrileno Aranguren + Gallegos, si trova sulle pendici meridionali del Monte Abantos, a San Lorenzo de El Escorial, un piccolo paese vicino Madrid.
I progettisti hanno mirato a integrare la casa nel paesaggio naturale circostante, valorizzandone al massimo le caratteristiche ambientali: a sud-ovest il Bosque de La Herrería e a est il Real Monasterio de San Lorenzo de El Escorial, monastero e palazzo reale del XVI secolo patrimonio dell’Unesco dal 1984.
Per raggiungere l'obiettivo del progetto, la casa è frammentata in una sequenza di piccoli volumi collegati tra loro che si adattano al terreno piuttosto scosceso, in modo da ottenere un oggetto a piccola scala che si fonde con il terreno, soprattutto nella parte superiore del lotto. La texture e il colore della casa, realizzata in acciaio corten arrugginito, si fondono con il terreno in pietra di granito scurito dall'erosione e con i toni rossastri dei pini.
Attraverso diversi livelli all'interno, la casa si apre al paesaggio e alle sue magnifiche viste grazie a grandi aperture per trovare l'orientamento migliore per il lungo inverno di San Lorenzo de El Escorial, facendo in modo che l'ultimo raggio di sole del giorno più corto dell'anno cada sulla facciata. Anche la casa è orientata verso nord-est, con un ampio portico che si affaccia sulle cupole del monastero ed è aperto su due fronti per sfruttare le fresche correnti d'aria provenienti dalla pineta.
La redazione di Archiportale ha rivolto qualche domanda allo studio Aranguren + Gallegos per comprendere come le scelte progettuali degli architetti abbiano influito sulla decisione del regista Almodovar di trasformare la casa in set cinematografico.
La casa Szoke ha un forte legame con il paesaggio circostante. Come avete tradotto questa connessione visiva e materica nella narrazione architettonica del progetto e quali sono state le maggiori sfide nel far dialogare l'edificio con l'ambiente naturale di Monte Abantos?
Il sito della casa è su un declivio con una doppia pendenza sull'asse est-ovest. Il bosco che la delimita a nord è stato un motivo per progettare la casa come una sequenza di volumi che partono dal bosco e si riversano sul pendio su cui si trova, dissolvendo il volume totale della casa in una somma di volumi indipendenti che sono collegati solo dall'interno per facilitare la loro integrazione nel paesaggio. La casa varia da un'unica altezza nel primo volume vicino al bosco a due altezze nell'estremità meridionale, dove l'architettura si mostra in modo più marcato di fronte allo specchio d'acqua della piscina. Ogni volume della casa funziona come uno spazio con una doppia facciata vetrata e con due diverse scale di apertura, conseguenza del piano inclinato del tetto. Il giardino e la foresta sono sempre in relazione con l'interno in una visione continua attraverso le grandi vetrate.
Il progetto è stato scelto da Pedro Almodóvar per il set del suo ultimo film vincitore del Leone d’Oro a Venezia. In che modo credete che l’architettura della Szoke House abbia contribuito a creare l’atmosfera cinematografica che Almodóvar cercava per il film? Avete collaborato con la produzione per adattare alcuni spazi?
Almodovar è un grande regista cinematografico, come tutti sappiamo, ma ci ha sorpreso anche la sua sensibilità nella percezione delle intenzioni e delle intuizioni spaziali della nostra architettura. Il rapporto duale e intimo delle due protagoniste, con situazioni drammatiche e quasi di sdoppiamento e fusione di personalità ed emozioni, è trattato magistralmente da Pedro Almodovar utilizzando i doppi riflessi generati nelle vetrate delle stanze della casa. Natura e intimità si fondono con una forte carica drammatica.
La scelta di materiali come l’acciaio corten, che si fonde con i toni caldi del bosco e della pietra, è stata centrale per l’integrazione con il contesto. Come questo materiale ha influenzato la percezione degli spazi interni ed esterni della casa, soprattutto nelle riprese cinematografiche?
In effetti, la decisione di realizzare l'intero rivestimento esterno della casa in acciaio corten favorisce l'intenzione di fondere l'architettura con l'ambiente circostante, fatto di esili pini i cui tronchi sono dello stesso colore dell'acciaio arrugginito. In contrasto, lo spazio interno acquisisce una tonalità calda, dove le pareti rivestite di quercia continuano a parlare della foresta, ma in modo astratto, dove i tronchi sono diventati piani che costruiscono le pareti. Il mondo esterno e quello interno si fondono e sono messi in relazione da un sottile piano o da un filtro di vetro che li avvicina e li riflette.
Nel progetto si nota un forte impegno nell’orientamento solare e nel dialogo con i venti locali. In che modo questi aspetti legati alla sostenibilità hanno influenzato non solo l’esperienza abitativa, ma anche l’atmosfera del film girato all'interno della casa? Pensate che queste soluzioni abbiano aggiunto un tocco unico al risultato finale?
Crediamo che la casa sia stata in grado di accompagnare e completare le intenzioni e le decisioni di Pedro Almodóvar. L'architettura ha senso quando accoglie e arricchisce la persona che la abita. Diciamo che forse è stata la cornice che inquadra il vero protagonista, che è l'opera d'arte, il film a cui fa da sfondo.
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