All’interno dello stand progettato dagli Art Director Russo Sgarbossa, Stilnovo presenterà – oltre ad alcuni selezionati masterpiece della collezione storica – la nuovissima Torino del designer giapponese Shigeaki Asahara, Demì Moon di Mirco Crosatto e Honey di Pio e Tito Toso.

 

Una lampada versatile, pensata per differenti ambienti, dagli uffici agli spazi residenziali, e studiata per illuminare tavoli, scrivanie, mensole e anche per applicazioni a parete. Torino è composta da un braccio articolato e da una testa ruotabile con touch dimmer che possono essere montati a seconda delle esigenze su una solida base rotonda, su un morsetto o su una staffa da parete.

Triedro ricorda l'illuminazione di un set fotografico. Il paralume, che ospita una lampadina LED argentata, è composto da tre parti metalliche sagomate e piegate per riflettere la luce verso il basso, senza creare abbagliamenti. Un’ampia flessibilità di movimento è garantita dal doppio snodo portante, che permette alla sorgente di ruotare, inclinarsi e scorrere lungo lo stelo in acciaio.

Progettata nel 1957, l'anno successivo ne furono creati due esemplari unici per la Camera di Commercio di Milano. Oggi, la Saliscendi si presenta come una lampada a doppia emissione regolabile, reingegnerizzata con sorgenti luminose LED dimmerabili. Il corpo luminoso e il disco riflettente scorrono silenziosamente lungo i cavi, assicurando un'illuminazione perfettamente modulata. Viaggiando in direzione opposta, i due elementi diffondono una luce più diretta o indiretta a seconda della distanza che li separa.

Quando è spenta, Demí Moon è una grande cupola trasparente. Grazie alla tecnologia Opti-Light™, quando è accesa, il bordo e le migliaia di microincisioni laser sulla superficie diffondono una luce morbida e uniforme. La cupola è appesa a una struttura di supporto a tre gambe; un pratico sistema di sgancio consente di orientarla.

La lampada Honey si ispira alla forma naturale di un alveare. Honey gioca sulla ripetizione di un elemento modulare, che si moltiplica creando configurazioni lineari o circolari. I diffusori, in materiale termoplastico, sono progettati per garantire una luce calda ed omogenea, senza abbagliamenti, che rende l'ambiente accogliente e rilassante.

La Minibox da tavolo è composta da un corpo in metallo, una comoda maniglia e un irriverente occhio luminoso, che richiama l'estetica di una lampada da minatore. L'attacco magnetico della testa permette di orientare la luce, rendendola adatta a qualsiasi luogo, anche il più inaspettato.

Icona del design italiano, Meta nasce negli anni 70 e oggi ritorna come testimonianza concreta di eleganza data dalla pura forma. Dalle linee semplici ed essenziali, prende vita grazie a pochi segni di matita, sufficienti per creare un capolavoro. Struttura e base cilindrica in metallo, diffusore in vetro triplex.

La luce di Fante si orienta facilmente, grazie al riflettore sulla testa della lampadina che, simile a un cappello a tesa larga, definisce la silhouette di una figura femminile. La libertà di inclinazione permette di controllare contemporaneamente sia la luce sul piano d’appoggio che la leggera diffusione indiretta verso l’alto. La base conica, morbida e piacevole al tatto, completa il suo design perfettamente proporzionato.

Goletta è uno dei primi esempi di utilizzo della plastica da parte di Stilnovo. Una lampada da parete o soffitto “tridimensionale” grazie alla sua forma svasata e alla particolare struttura interna: il riflettore a cerchi piramidali concentrici aiuta a controllare l'emissione della luce. All'esterno, i colori conferiscono alla lampada uno stile “pop”, mentre il kit modulare permette di creare composizioni scenografiche in serie.

La lampada Minitopo è un affascinante oggetto d’ispirazione automobilistica: le fessure sulla calotta metallica ricordano le prese d’aria delle auto sportive anni Sessanta, mentre la forma del paralume corrisponde all’inviluppo della classica lampadina E27 accolta al suo interno, come una carrozzeria sul motore sotto stante. La forma che ne deriva ricorda un topolino, da qui l’ironico nome. La luce è liberamente direzionabile dall’impugnatura nera, la codina, posta sul riflettore.