15/01/2025 - C’è un luogo, immerso nella Valle d’Itria, tra trulli centenari e ulivi che si perdono a vista d’occhio, dove il tempo sembra rallentare e ogni elemento racconta una storia. OZIO, il Trullo Rosso, è una nuova destinazione turistica in Puglia, un viaggio tra radici profonde e visioni lontane, un progetto che parla di famiglia, di artigianalità e di territori amati e reinterpretati.
L’idea nasce dal sogno condiviso di tre fratelli con la passione per i viaggi, che hanno deciso di reinterpretare, in chiave contemporanea, un tipico complesso rurale pugliese.
Ogni dettaglio, dall’architettura al concept degli spazi, è stato curato da Silvia Indiveri e Rosalia Laghezza, architette e proprietarie, che hanno saputo intrecciare tradizione locale e suggestioni internazionali.
Il cuore del progetto risiede nella semplicità dei gesti e nei rimandi alla storia familiare: perfino le stanze – Uno, Due e Tre – raccontano la connessione tra fratelli e l’essenza minimalista che attraversa l’intera struttura. Lo stesso logo della proprietà ne è un simbolo, una reinterpretazione in chiave grafica della pianta del trullo, con cerchi irregolari che si originano dallo stesso nucleo, a evocare il legame fraterno.
E poi c’è il rosso. Una tonalità intensa, calda, che avvolge il corpo principale dell’edificio come se emergesse naturalmente dalla terra, in armonia con il paesaggio circostante. È una scelta che rompe con l’immaginario della tradizionale calce bianca, ma al contempo si radica profondamente nella Puglia più autentica, richiamando la terra e il sole che la plasmano. Anche la piscina sembra un omaggio al passato, con le sue linee pulite e la finitura terrosa che richiama l’antico conco pugliese, i bacini scavati per raccogliere l’acqua piovana.
Gli spazi esterni sono un tributo alla natura e al tempo: i percorsi, realizzati con pavimentazioni permeabili, evocano i tratturi di terra battuta che attraversano gli uliveti. La vegetazione è essenziale, quasi spontanea, con arbusti tipici della macchia mediterranea che lasciano spazio alla bellezza aspra del terreno nudo.
All’interno, invece, il racconto cambia. Le stanze sono un dialogo tra tradizione e contemporaneità, con pareti in pietra che si accostano a colori decisi e rivestimenti omogenei, minimalisti. Non ci sono sovrastrutture: gli arredi fissi, integrati nella struttura, diventano parte dell’architettura stessa, mentre le tende leggere e le applique quasi invisibili definiscono gli spazi senza appesantirli. È un minimalismo che non toglie, ma semplifica, creando ambienti che invitano alla calma e alla riflessione.
OZIO è, prima di tutto, un progetto di famiglia. Non solo perché le proprietarie hanno curato ogni aspetto – dalla progettazione fino alle lavorazioni finali – ma perché ogni elemento sembra raccontare qualcosa di personale. Gli arredi mobili e persino molte delle piante arrivano da giardini e depositi di famiglia, in un processo che intreccia riciclo, memoria e sostenibilità.
Il risultato è un’esperienza stratificata, un contenitore di mondi lontani che si incontrano. È come se ogni angolo sussurrasse una storia, invitando chi arriva a lasciarsi alle spalle il tempo frenetico e a vivere, almeno per un momento, la bellezza essenziale dell’ozio.
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