03/02/2025 - Il piccolo borgo di Simala, nel cuore della Sardegna, è il palcoscenico di un progetto di rigenerazione urbana che fonde passato e futuro, dando nuova vita a una preesistenza storica. A cura dell’architetto Martino Picchedda, l'intervento trasforma un edificio del XIX secolo, ex residenza di un possidente terriero, in un’area pubblica espositiva che diventa catalizzatore di rigenerazione sociale e culturale.
Il progetto si ispira alle lezioni dei maestri che hanno saputo confrontarsi con il tema delle preesistenze: i disegni visionari di Piranesi e la poetica materica di Alberto Burri a Gibellina.
L'approccio progettuale celebra il valore simbolico del rudere, trasformando le strutture abbandonate in racconti vivi del tempo passato.
Le murature superstiti, come quinte teatrali, definiscono uno spazio pubblico che accoglie e favorisce la connessione tra intimità e collettività. Un legame forte con il paesaggio e la memoria locale emerge attraverso l’uso di materiali tradizionali e la valorizzazione delle tracce storiche: la pavimentazione in “impedrau” e il basalto usato per i pavimenti all'interno evocano il passato, mentre l'integrazione diframmenti della vecchia pavimentazione in “tellas” di pietra sottolinea la continuità.
La corte, da spazio agricolo privato, si apre alla dimensione pubblica come piazza espositiva. Il minimalismo dell’allestimento si pone al servizio dell’architettura storica, enfatizzando la matericità delle murature, trattate con intonaci ecologici a base di calce.
L’intervento si dispiega tra arte e paesaggio e la sua poetica si riflette nella sua essenzialità. L’attenzione è rivolta ai materiali, alla memoria e alla capacità dello spazio di risvegliare latenti emozioni collettive. Il risultato è un luogo di incontro, un “palcoscenico” dove storia e contemporaneità convivono, dedicato alla promozione dei prodotti locali e al turismo lento, sempre più protagonista delle dinamiche economiche e culturali di Simala.
"Le rovine murarie, ripulite e consolidate, non nascondono la loro incompiutezza, ma la dichiarano" - Spiega l'architetto Martino Picchedda. "La semplicità di queste superfici, segnate dal tempo, racconta vite quotidiane, storie di lavoro e di resilienza. Lo spazio diventa così metafora di una Sardegna che riconosce le proprie radici per rigenerarsi, accogliendo il futuro senza rinnegare il passato", continua.
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