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Lèche Vitrines (video still), Martina Morger, 2020, HD Video, 16:9, 17 min. video still: Lukas Zerbst © Martina Morger
25/02/2025 - Luogo di dialogo e incontro, specchio della società o strumento di sperimentazione artistica, le vetrine sono state spesso intrecciate alle belle arti. La mostra Fresh Window. The Art of Display & Display of Art al Tinguely Museum esplora la relazione che è intercorsa tra arte e vetrinistica nel corso della storia, dalla nascita del department store dei primi del '900 fino alle esclusive boutique di lusso di oggi. Da Marcel Duchamp a Jean Tinguely, da Christo a Marina Abramović, le opere di circa quaranta artisti tra il XX e il XXI secolo si susseguono in una nuova narrazione della vetrina come mezzo che ha plasmato il volto dei centri urbani occidentali, rispecchiandone al contempo i cambiamenti sociali. Fino all'11 maggio 2025 al museo di Basilea, Svizzera.
L'ironia dell'approccio al tema è evidente già nel titolo della mostra, chiaro riferimento all'opera di Marcel Duchamp, Fresh Widow (1920). L'opera è parte di una sezione della mostra dedicata alla funzione della finestra come membrana di connessione, fusione e separazione che può attrarre o respingere il voyeurismo e i desideri ad esso associati. In quanto spazio architettonico funzionale, la vetrina crea un ponte verso le forme di presentazione utilizzate nei musei, dalle cornici ai palchi per le performance e altri interventi artistici.
Molti artisti non solo si sono guadagnati da vivere con l'allestimento delle vetrine, ma le hanno anche utilizzate per sperimentare nuovi legami tra arte e sfera pubblica. A seguito della digitalizzazione e dell'aumento degli acquisti online e per corrispondenza, le città si trovano oggi a dover gestire un numero crescente di negozi vuoti, il che conferisce alla mostra un'ulteriore rilevanza sociopolitica.
La mostra è curata da Adrian Dannatt, curatore e critico d'arte freelance, Tabea Panizzi, curatrice del Museo Tinguely, e Andres Pardey, vice direttore del Tinguely Museum. Assistente: Melanie Keller.
Dove l'arte incontra il commercio
Alla fine del XIX secolo, quando le vetrine diventano un elemento centrale della moderna cultura del consumo, gli artisti iniziarono a esplorare il nuovo fenomeno. Dopo la sua assurda interpretazione delle funzioni e dei significati della vetrina nell'opera Fresh Widow del 1920, Marcel Duchamp progettò la sua prima vetrina nel 1945 per il lancio di un libro di André Breton a New York.
In quel periodo, Jean Tinguely terminava la sua formazione alla scuola di arti applicate di Basilea e lavorava già come vetrinista professionista in città. Spesso realizzati in filo di ferro, i suoi progetti di vetrine anticipano lo stile caratteristico delle sue opere successive.
Nella New York degli anni Cinquanta, nella sua posizione di direttore artistico dei grandi magazzini Bonwit Teller e della gioielleria Tiffany & Co, Gene Moore promuove il talento di giovani artisti sconosciuti. Seleziona opere di Sari Dienes e Susan Weil per le vetrine, oltre a commissionare elaborati progetti a Robert Rauschenberg, Jasper Johns o Andy Warhol prima che si affermassero nel mondo dell'arte. Alcuni di questi progetti di vetrine sono documentati in mostra sotto forma di fotografie, mentre altri sono stati ricostruiti fedelmente, consentendo di riscoprirli a distanza di circa 70 anni.
Al contrario, tali esposizioni sono state protagoniste di numerosi dipinti, installazioni, sculture, opere video e serie di fotografie. Negli anni '60 e '70, Richard Estes, Peter Blake e Ion Grigorescu affrontano il mondo colorato ed esuberante del capitalismo. La funzione seduttiva delle vetrine è evidenziata in Lèche Vitrines (2020), una performance di Martina Morger che recita il titolo (in francese “window shopping”) leccando le vetrine.
Con le vetrine velate dei suoi Store Fronts (1964-68), Christo ha giocato sull'aspetto del voyeurismo e sulle proprietà scultoree delle vetrine. La maestria scenografica della vetrinistica tradizionale è richiamata nelle Street Vitrines (2020) dell'Atelier E.B (Beca Lipscombe & Lucy McKenzie) e nell'opera video di Anna Franceschini, Did you know you have a broken glass in the window? (2020).
Le vetrine come specchio della società
Un altro tema affrontato in mostra è Il ruolo delle vetrine come specchio della società ed elemento che esercita un'influenza modellante sul volto della città. Le vetrine offrono l'opportunità di mettere in discussione e criticare le condizioni sociali, le relazioni di genere, la gentrificazione, la cultura occidentale del consumo e il capitalismo, e di esplorare le vetrine come palcoscenico per il cambiamento politico, sociale e urbano.
All'inizio del XX secolo, Eugène Atget e Berenice Abbott documentano diverse vetrine di Parigi e New York. Le fotografie scattate da Iren Stehli a Praga tra gli anni Settanta e Novanta mostrano come le vetrine possano riflettere anche i cambiamenti politici.
Con la serie Greenpoint: New Fronts (dal 2015, in corso), Martha Rosler ritrae la gentrificazione del suo quartiere natale a New York. Nel suo Greenpoint Project (2011), l'artista fotografa anche le persone dietro le vetrine. Ciò evidenzia il ruolo importante che i negozi possono svolgere in una struttura sociale.
Questo aspetto è affriontato anche nella serie Bodega Run di Tschabalala Self (dal 2015, in corso): in opere che utilizzano tessuti, neon e fotografia, l'artista affronta la storia e la cultura delle bodegas dove le varie comunità di New York si incontrano per fare la spesa.
Il crescente numero di vetrine vuote e abbandonate viene osservato nei dipinti fotorealisti di Sayre Gomez e nelle fotografie dall'atmosfera cinematografica di Gregory Crewdson.
La vetrina come palcoscenico
In quanto spazi altamente visibili in posizioni di rilievo, le vetrine dei negozi sono state utilizzate anche da artisti performativi come palcoscenico su cui affrontare questioni sociali e politiche.
Nell'ottobre 1969, la vetrina dei grandi magazzini Loeb di Berna diventa teatro di Rotozaza III di Tinguely: rompendo le stoviglie di fronte a una folla di spettatori, l'artista articola una critica radicale all'eccessivo consumismo del mondo occidentale in un formato ludico.
Vlasta Delimar e María Teresa Hincapié utilizzano le vetrine dei negozi per attirare l'attenzione sui modelli di ruolo convenzionali per le donne.
Nella sua performance del 1976 Role Exchange, Marina Abramović scambia il posto di lavoro con una prostituta di Amsterdam e trascorre due ore seduta alla finestra di un bordello. Lo scopo è mettere in discussione non solo il valore attribuito alle diverse attività, ma anche le connotazioni morali della vetrina.
Nel 1976, Lynn Hershman Leeson usa le vetrine dei grandi magazzini Bonwit Teller per un ritratto della città di New York sotto forma di installazione multimediale. Piuttosto che presentare oggetti in vendita, la sequenza di scene collegate narrativamente offre spunti di riflessione.
Nel 1980, Sherrie Rabinowitz e Kit Galloway sfruttano una tecnologia all'avanguardia per consentire alle persone che passavano davanti a una vetrina di New York di comunicare con quelle che passeggiavano a Los Angeles attraverso una sorta di videotelefonia. L'opera, Hole in Space, illustra il ruolo positivo e comunicativo che può svolgere una vetrina.
Extra muros - Vetrine in città
La mostra si estende alle strade di Basilea con interventi nelle vetrine dei negozi. Per questa parte della mostra, il Museum Tinguely collabora con StadtKonzeptBasel e con gli ex studenti dell'Istituto Art Gender Nature Basel Academy of Art and Design FHNW, che dal 14 gennaio fino al 2 marzo 2025 creano installazioni e performance in varie vetrine della città.
I giovani artisti occuperanno e trasformeranno le vetrine dei negozi del centro di Basilea,
Come estensione della mostra Fresh Window al Museo Tinguely, i giovani artisti esplorano i modi in cui l'arte può possono entrare in dialogo con le strutture e le architetture dei negozi e appropriarsene, presentando opere appositamente create per dare vita ai temi della mostra nelle strade di Basilea, stimolando l'immaginazione attraverso la combinazione dello spazio urbano con forme di proiezione e desiderio.
Con diorami, panorami, ambienti e installazioni che combinano vetri colorati, spettacoli di luce e animazione, questi progetti di vetrine includono animali, piante, oggetti, testi, performance e altro ancora, creando una mostra all'aperto accessibile a tutti i passanti.
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Scheda evento: |
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Window display, Jean Tinguely, Basel, May 1949 © Staatsarchiv Basel-Stadt, BSL 1022 KA 1601 D, Museum Tinguely, Basel, Ph. Peter Moeschlin Rotozaza III by J. Tinguely, Loeb department store, Bern, 1969 © Staatsarchiv des Kantons Bern, Museum Tinguely, Basel; Ph. Fredo Meyer-Henn The Toy Shop, Peter Blake,1962 © 2024/2025, ProLitteris, Zürich, Tate: Purchased 1970 Loto, Ion Grigorescu, 1972 © Ion Grigorescu, Tate: Purchased with funds provided by the Russia and Eastern Europe Acquisitions Committee 2014 Untitled, Richard Estes, 1973/74© Richard Estes. Courtesy of Schoelkopf Gallery, New York, Tate: Purchased 1979 Hole In Space, Kit Galloway, Sherrie Rabinowitz, 1980 © Sherrie Rabinowitz and Kit Galloway Archives, Ph. Pati Grabowicz Vitrina, María Teresa Hincapié, 1989, © 1 Mira Madrid and Casas Riegner, Ph. Pati Grabowicz Prada Marfa, Elmgreen & Dragset, 2012, HD Video, 8 min. © 2024/2025 ProLitteris, Zürich Purple Store Front, Christo, 1964 © 2024/2025 ProLitteris, Zürich, Christo and Jeanne-Claude Foundation Ph: Wolfgang Volz Burger Factory, Sayre Gomez, 2024, Acrylic on canvas © Sayre Gomez, Sayre Gomez and Galerie Nagel Draxler, Berlin/Cologne, Ph. Pati Grabowicz Fresh Widow, Marcel Duchamp, 1920, replica 1964 © Association Marcel Duchamp/2024-2025, ProLitteris, Zürich
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