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02/07/2010 – “Il Museo della Shoah sarà consegnato alla città entro marzo 2013”. Questa la promessa del sindaco di Roma Gianni Alemanno. Il progetto, firmato dagli architetti Luca Zevi e Giorgio Tamburini, è stato ufficialmente donato al Comune dal presidente della Lamaro Appalti Claudio Toti.
La firma del verbale della donazione è stata siglata mercoledì 30 giugno, in occasione della cerimonia di consegna del progetto preliminare, alla presenza del sindaco Alemanno, dell’assessore ai Lavori pubblici Fabrizio Ghera, del presidente della Provincia Nicola Zingaretti e dell’architetto Zevi. Presenti anche il direttore scientifico del Museo della Shoah Marcello Pezzetti, il presidente della Fondazione Museo della Shoah Leone Paserman e il presidente della Comunità Ebraica Riccardo Pacifici.
“Con la consegna del progetto preliminare – ha commentato il primo cittadino della capitale – oggi si supera una lunghissima procedura burocratica che ha rallentato la costruzione di questo museo, e si colma un vuoto che pesava su tutta l’Italia”.
Il primo via libera della giunta capitolina giungeva infatti nel novembre 2008, ben due anni dopo la presentazione ufficiale del progetto. Secondo quanto annunciato due giorni fa, non vi sarebbe più rischio di nuove proroghe. La gara d’appalto è attesa entro i primi mesi del 2011. Sono già stati stanziati 13,4 milioni.
La struttura si presenta come una scatola nera, la cui facciata principale funge da lavagna mostrando i nomi degli ebrei italiani deportati nei campi di concentramento nazisti dal ’43 al ’45.
Il Museo sorgerà sulla via Nomentana, in un’area di circa 5mila metri quadrati di superficie all’interno del parco di Villa Torlonia, simbolicamente a poche decine di metri dalla residenza privata di Benito Mussolini, firmatario delle leggi razziali. La scelta dell’area è stata inoltre motivata dalla prossimità delle uniche catacombe ebraiche in suolo pubblico, con le quali sarà collegato.
Gli accessi daranno due, rispettivamente da via Alessandro Torlonia e dalla villa. Dalla strada l’atrio d’ingresso sarà raggiungibile camminando lungo un portico ribassato sul quale incomberà la scatola nera, con tutto il suo peso fisico e simbolico, Dalla villa, attraverso un varco praticato nel muro di recinzione in prossimità della Casa delle Civette, si imboccherà il percorso dei giusti, una lunga promenade nel verde punteggiata dai nomi di coloro che si opposero al nazismo e al fascismo riuscendo a salvare molti ebrei perseguitati.
La struttura si svilupperà su otto piani, di cui quattro interrati per limitare l’impatto con gli edifici vicini. All’interno troveranno spazio le sale espositive, una biblioteca con archivio audiovisivo e fotografico, una sala conferenze, uffici amministrativi, un parcheggio pubblico e uno privato, caffetteria e bookshop.
L’atrio d’ingresso e la sala soprastante saranno ospitati all’interno di un volume in laterizio, che andrà restringendosi verso l’alto. Tale volume verrà “sfondato” a più riprese per lasciar passare una aereo percorso pedonale che condurrà ai livelli inferiori.
“L’idea di realizzare l’edificio come fosse una scatola nera - spiega l’architetto Luca Zevi - è nata dalla consapevolezza che “la Shoah” è un lutto che non si potrà mai elaborare, che non avrà mai consolazione ma dal quale si può trarre un importante insegnamento contro tutti i tipi di intolleranza”.
E, contro qualsiasi forma di emarginazione, l’assoluta “coincidenza dei percorsi, abitualmente separati, per soggetti abili e diversamente abili” intende ricordare che, se la Shoah rappresenta la più tragica espressione di discriminazione fra gli esseri umani – superiori e inferiori, carnefici e vittime – il cammino di visita del museo, uguale per tutti, intende scongiurarne ogni sorta di replica”.
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