Si tratta della prima scuola ipogea d'Italia. I progettisti la definiscono “una scommessa già vinta […] e uno stimolo per ragionare sul consumo di suolo e sulle “città sotterranee” in contrapposizione urbanistica e concettuale ai grattacieli e alla loro verticalità invasiva”.
“Nel capoluogo altoatesino, si trattava di ampliare la scuola superiore per le professioni sociali 'Hannah Arendt' situata in pieno centro storico, nell'ex convento dei frati Cappuccini – complesso sottoposto a tutela” dicono dallo studio Cleaa. “Servivano undici nuove aule, più quattro laboratori”.
L'architetto Claudio Lucchin ha così ideato un'appendice sottoterra: quattro piani scavati, dopo aver consolidato il perimetro con micropali, una struttura portante in calcestruzzo armato e, soprattutto, una serie di soluzioni per ovviare ai quattro problemi principali del vivere sottoterra: luce, senso di claustrofobia, ventilazione e umidità.
La chiave dell'operazione è costituita da un ampio lucernario e dalle pareti vetrate che avvolgono tutti i locali: cinque aule a testa nei primi due piani, quattro laboratori nel terzo interrato e i locali tecnici nel quarto.
Il risultato è per molti aspetti sorprendente: la luce naturale filtra abbondantemente all'interno dal lucernario e le aule si affacciano su una corte interna spaziosa e destinata alla funzione di 'agorà' interna. Nessun senso claustrofobico, anzi: la sensazione di un luogo vivo e coinvolgente. L'umidità è stata eliminata con pareti schiumate, mentre la ventilazione è garantita da un ricambio d'aria programmata.
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