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Annunciata la riqualificazione dell’ex Caserma La Marmora
Presentato a Torino il progetto a firma dello studio Carlo Ratti Associati
Autore: valentina ieva
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04/05/2016 - E' stato presentato venerdì 29 aprile, nella Sala delle Colonne del Comune di Torino, alla presenza del Sindaco Piero Fassino, il progetto di riqualificazione dell’ex Caserma La Marmora. L’intervento sul complesso, edificato alla fine del XIX secolo, è stato affidato allo studio Carlo Ratti Associati.

Il progetto commissionato da CDP Investimenti Sgr, Gruppo Cassa depositi e prestiti restituirà alla città di Torino uno spazio pubblico innovativo.
 
Dei complessivi 20 mila metri quadrati di superficie, il 60% sarà convertito in nuove residenze, mentre la “corte urbana” centrale sarà un luogo per fare rete fra tutte le realtà produttive della Città e della Regione, attraverso spazi di innovazione accessibili ai giovani.

La riqualificazione prevede, inoltre, la realizzazione del nuovo Museo della Resistenza, che racconterà una delle fasi più drammatiche della storia dell’ex caserma.

“Al di là del Museo, ci sembrava importante tornare ai valori fondanti della Resistenza, come il lavoro e la comunanza” aggiunge il Prof. Carlo Ratti, fondatore dello studio Carlo Ratti Associati e docente presso il MIT di Boston. 

“Soltanto se partiamo da questa consapevolezza possiamo tracciare insieme la traiettoria verso il futuro, che è fatta di nuovi modi di lavorare, vivere e produrre insieme: non soltanto il co-working, che conosciamo già, ma anche co-living e co-making”.

 

La riqualificazione della ex Caserma La Marmora è il primo esempio di come CDP intenda ricucire e rivitalizzare il tessuto urbano delle città italiane - conclude Aldo Mazzocco, Head of Group Real Estate di CDP - realizzando forme innovative di residenzialità - in gran parte in locazione – e arricchendole di nuove funzionalità connesse alle esigenze contemporanee delle nostre comunità urbane. Il tutto recuperando patrimoni collettivi della nostra storia e del nostro stock immobiliare, aprendoli alla città e rivitalizzandoli con la permeabilità verso i quartieri circostanti. In questa particolare situazione della ex Caserma La Marmora, all’interno del compendio verrà restituito alla cittadinanza anche il Museo della Resistenza che qui ha vissuto momento di storia autentica”.
 

La caserma nasce per ospitare un reggimento di Fanteria costituito da dodici compagnie, nel 1888. Intitolata ad Alessandro La Marmora nel 1921, la caserma accoglie, nel corso degli anni, diversi corpi d’armata, dal V reggimento Genio (1897-1920) al IV reggimento Bersaglieri ciclisti (1921).

Il prospetto della manica principale adibita alle attività direzionali e amministrative, sulla via Asti, si inserisce in quel diffuso filone eclettico dai marcati motivi neogotici, molto utilizzato per le costruzioni militari.

La facciata è rivestita a bugne per tutta la sua altezza, ovunque irregolari tranne per la fascia orizzontale di base, per quelle verticali d’angolo e per quella che sottolinea le aperture concluse da archi a sesto acuto; la sommità dell’edificio prima dell’innesto della copertura è segnata da una cornice ad archetti pensili.

Dopo l'8 settembre 1943 la struttura diventa il quartiere generale dell'Ufficio Politico Investigativo (UPI) della Guardia Nazionale Repubblicana (GNR), creato allo scopo di reprimere con ogni mezzo la lotta clandestina, trasformandosi così in luogo di detenzione e di tortura per tutti i sospettati di appartenere alla Resistenza. Nel dopoguerra il complesso torna alle sue funzioni ordinarie, ospitando la Scuola di Applicazione dell'Esercito. Negli anni Settanta la caserma viene appositamente attrezzata per ospitare una delle fasi del processo ad alcuni capi storici delle Brigate Rosse.

Nel 2009 parte della caserma, dismessa, è ristrutturata per ospitare temporaneamente profughi provenienti da aree di conflitto e di grave destabilizzazione socio-economica dell'Africa, dapprima insediati nell’ex clinica San Paolo. Venduta alla Cassa Depositi e Prestiti, è stata sgombrata nel novembre del 2015.

 

 

 




 

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