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Restyling in chiave 'vintage' per il noto Covo di Nord-Est
Un ritorno alle origini architettoniche e grafiche, ma in chiave contemporanea
Autore: cecilia di marzo
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11/11/2016 - Dopo un'importante ristrutturazione ha riaperto i battenti la scorsa primavera il Covo di Nord-Est, noto night-club della riviera ligure dalla storia appassionante, scandita da successi e grandezza.
Locale notturno italiano per antonomasia, venne aperto nel 1934 e da allora è entrato nella storia del costume nazionale, come crocevia di artisti e celebrità internazionali come Brigitte Bardot, Nat King Cole, i Platters, Gloria Gaynor, Barry White e Frank Sinatra, che ha scritto una delle principali pagine della storia del locale.

Per descrivere l’intervento con lui lo studio genovese llabb ha riportato il “Covo” allo storico splendore “è necessario fare una breve ma importante premessa” dichiarano i progettisti.

«I lavori iniziarono nel lontano 1898; la dimora avrebbe dovuto essere la residenza dell’amante del barone Franchetti, una cantante lirica austriaca. La morte del barone, suicidatosi dopo l’abbandono dell’amata, causò la loro brusca interruzione nel 1903. Nonostante lo stato quasi embrionale dei lavori, se ne ricavava chiaramente la qualità architettonica, un marchio che per decenni, insieme ad una serie di altri ingredienti, è stato uno dei segreti del successo del locale, quando quest'ultimo, anni dopo le vicende di inizio secolo, iniziò la sua funzione di ritrovo esclusivo, dancing e prestigioso music club. Tutto questo sino agli anni 2000.

Il susseguirsi di nuove tendenze, gusti , modelli è diventato frenetico, rendendo la clientela più sensibile allo sviluppo dell’immagine e al rinnovo, spesso rispondente a mode effimere, piuttosto che ad un vero e proprio "stile", un contenuto, tutto ciò costringendo i gestori ad affannosi e continui interventi di restyling.

Queste premesse ci hanno portato, allo sviluppo di un progetto che tornasse alle origini sia dal punto di vista architettonico che grafico.

Pensata in un’era di eclettismi artistici, apre i battenti al pubblico, in un periodo storico estremamente fertile dal punto di vista architettonico: dal XIX secolo arrivano gli ultimi strascichi del modernismo, mentre il razionalismo prende inesorabilmente piede. Il contrasto tra due “ismi” così opposti è stata la chiave con cui abbiamo impostato il progetto.

Superata quindi la fase di pulizia della struttura abbiamo deciso di reinterpretare lo spirito del locale, la sua storia, il suo carattere e la sua tradizione in chiave contemporanea, facendone rivivere gli elementi più distintivi. Il tutto caratterizzato da un forte dinamismo, lasciando quella flessibilità di fondo che permette al locale non solo di adattarsi ai più disparati eventi social, ma anche di attutire e assorbire, nel suo caleidoscopio di stili, il frenetico susseguirsi delle mode.

Sulla facciata due sole furono le insegne che dall’inaugurazione sino al nostro intervento furono utilizzate, una con un affascinante font anni ‘30 e un’altra, realizzata su disegno fatto a mano, a partire dagli anni ‘60. Nel rinnovare questo elemento si è deciso di richiamare la storica insegna, i cui caratteri sono tornati a splendere sulla facciata in pietra.

All’interno lo spazio, negli ultimi anni, è stato utilizzato in modo versatile, spostando quel sottile confine che c’è tra interno ed esterno secondo necessità, sfruttando stratagemmi per comprimere o ampliare gli spazi dedicati alle serate. Questo è uno degli aspetti che maggiormente ha influenzato la fase progettuale. Elementi solitamente statici, quali i privè e lounge, sono stati ripensati per essere mobili e aggregabili così che, attraverso di essi, lo spazio possa essere modificato.

A pianta quadrata di 4 metri per lato e una altezza di 3,4 metri, i privè sono pensati come delle vere e proprie mini architetture all’interno dello spazio. Il piano di calpestio è posto ad una quota di 30cm, le facciate sono scandite da 16 archi, come 16 sono gli altoparlanti ospitati all’interno della struttura di copertura (tetto suono).

La struttura è stata realizzata da esperti fabbri per essere mobile, attraverso ruote ad altissima resistenza, e, allo stesso tempo smontabile.

Lasciata a vista e tamponata con pannelli di lamiera stirata, la struttura ha subito un processo di zincatura ad immersione e di coloritura a polvere, color oro. Questo tipo di finitura è stato scelto perché economicamente sostenibile ed altamente resistente agli agenti atmosferici, aspetto fondamentale tenendo conto della posizione a strapiombo sul mare. Lo stesso materiale è stato impiegato per il rivestimento del bar e delle isole. All’interno di ogni privè è stato inserito un divano chester, realizzato su commissione da un produttore inglese al quale sono stati inviati i tessuti. Questi ultimi sono materiali tecnici utilizzati per le imbarcazioni, scelti per resistere al contesto marino nel quale si trova il locale.

Ispirata dalle insegne luminose realizzate con centinaia di lampadine ad incandescenza dei primi del ‘900 è stata realizzata una parete definita “Chicago Wall”. Questa parete, realizzata con circa 400 lampadine a bulbo si incurva all’interno del locale, lambendo la pista da ballo, seguendo l’andamento di tre diverse pareti. I giochi di luci realizzabili sono praticamente infiniti essendo le lampadine dimmerabili e cablate per poter essere utilizzate in sezioni singolarmente regolabili».


  Scheda progetto: Covo di Nord-Est
Photo: Andrea Bosio
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