04/05/2017 - Lo studio d’architettura MAIO ha disegnato quest'anno lo spazio espositivo Arperal Salone del Mobile. Insieme a Jeannette Altherr – Studio LA - che ha la direzione creativa del visual concept Arper, MAIO ha progettato un sistema in grado di far dialogare l’architettura con le collezioni. Un team di stylist e lighting designer ha contribuito ad un progetto che mostra un approccio profondamente innovativo per l’azienda.
Così Maria Charneco, Alfredo Lérida e Anna Puigjaner, fondatori di MAIO, spiegano il progetto: 'Per Arper abbiamo progettato un sistema costituito da una serie di elementi semplici che possono essere combinati e riorganizzati a seconda delle caratteristiche degli spazi in cui sono collocati. Questi elementi hanno anche funzione strutturale, andando a costituire un sistema autoportante, semplice da allestire ed efficiente. Tale struttura è stata utilizzata per la prima volta al Salone del Mobile, in due modalità espressive totalmente differenti.'
Nello stand principale di Arper, la struttura delinea uno spazio centrale circondato da ambienti che si snodano lungo il perimetro e all’interno dei quali sono esposti gli arredi, il tutto ricoperto da un materiale opaco. È possibile accedere alle stanze dallo spazio centrale o attraverso i collegamenti tra l’una e l’altra.
L’idea di fondo è quella di creare un percorso esperienziale nel visitare il padiglione, individuando delle aree in cui è necessario avvicinarsi ed entrare per poterle vivere a pieno. Ciascuno di questi spazi è un luogo a sé, che può essere inteso sia come una stanza, sia come una “costruzione” all’interno di un paesaggio urbano.
Gli ambienti sono modulati attraverso la semplice compressione o dilatazione dello spazio, per raccontare la storia dei prodotti. Non solo le pavimentazioni e le pareti, anche il soffitto cambia per caratterizzare maggiormente ogni stanza. Gli spazi si riducono per essere funzionali a situazioni tipicamente domestiche ma allo stesso tempo si adattano a contesti di dimensioni ben più ampie, come quelle di una fiera: un dualismo della città nella città.
'D’altra parte, al Workplace 3.0, mostriamo come il sistema possa funzionare in modi davvero diversi, sia nella struttura che nei materiali. Qui abbiamo progettato una semplice scatola di materiale traslucido, in modo tale da giocare con ombre e trasparenze. Quindi completamente l’opposto.'
Questo sito non utilizza cookie di profilazione ma solo cookie tecnici per funzionare correttamente e cookie di Analytics per raccogliere statistiche anonime sulla navigazione. Continuando la navigazione su questo sito si accetta la Cookie PolicyX non mostrare pi�