13/07/2017 - L’idea di sviluppare un edificio ecosostenibile, condizionato dalla morfologia dei luoghi ha caratterizzato pesantemente le scelte progettuali e il successivo sviluppo del Nuovo edificio direzionale della storica azienda torinese Guardini. La sfida raccolta da Progetto Architettura è stata quella di «realizzare un edificio capiente ma raccolto, riservato ma trasparente, "pesante" ma "leggero", aulico ma familiare; ecologicamente sostenibile ma che disponesse di un linguaggio architettonico proprio.
La vista esteriore esprime la forma rigorosa che l’Azienda assume nell’affacciarsi al mercato internazionale. L’interno, luminoso e trasparente, caratterizzato da una forte connessione tra i vari occupanti, esprime il carattere familiare dell’Azienda.
Il percorso progettuale nasce dallo studio dell’impronta a terra, determinata dalle esigenze aziendali, in correlazione con il prospetto principale sulla via Cravero. Hanno preso vita disparate soluzioni disomogenee sino a giungere a convinzioni che hanno caratterizzato l’intero progetto. Una pianta rettangolare, parallela alla via di accesso, è stata collegata alla preesistenza attraverso un vuoto costruito. Nasce la cerniera-serra, nasce il “giardino di inverno”.
Gli studi di facciata proseguono attraverso differenti opzioni valutate, e scartate, come eccessivamente “museali”. La forma compatta e regolare prende il sopravvento e si afferma nel processo compositivo.
L'affermazione del volume solido elementare pone le basi per dare corpo all’idea di un elemento "pesante" sostenuto da esili ritti metallici al di sopra di un volume trasparente costituente la hall di ingresso. Il pieno che comprime il vuoto. Il vuoto che a sua volta rifluisce nell’interstizio a disposizione tra il costruito rifugiandosi nel giardino di inverno.
La necessità di realizzare un edificio di considerevole impatto visivo non trova supporto nella volumetria a disposizione. Lo slittamento orizzontale dei piani più alti, a destra e sinistra dell’asse simmetrico principale dell’impronta a terra, permette di realizzare una quinta-facciata dietro la quale nascondere il volume abitabile. Prendono forma il pilotis di ingresso e l’area aperta, coperta del secondo piano.
L'idea, di "lecorbuseriana" memoria, che pervade la richiesta del Committente implica la presenza di finestrature a nastro caratterizzanti il nuovo edificio direzionale. La risposta progettuale giunge sotto forma di tagli orizzontali, ad altezze variabili, percorrenti gli interi fronti prospettici. Nasce l'idea di un solido metallico, pieno, soggetto a fresature: gli alloggiamenti delle aperture di facciata. L’utilizzo di serramenti scuri e di specchiature grigie, enfatizza la percezione della profondità della "fresata".
L'edificio è rivestito in alluminio a doghe, quasi a voler richiamare il materiale base dal quale l'azienda ricava le sue teglie da forno.
La passione ha preso forma, la sorpresa sensoriale nel varcare la soglia dell’edificio ... anche».
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