21/11/2018 - Di fianco allo scenografico foro della Becca Crevaye, a 3290 m di quota, sulla impervia cresta del Morion in Valpelline (AO), dallo scorso settembre si erge, nella sua collocazione finale, il nuovo bivacco Luca Pasqualetti.
Progettato dagli architetti Roberto Dini e Stefano Girodo — ricercatori dell’Istituto di Architettura Montana del Politecnico di Torino — in collaborazione con LEAPfactory, questa piccola architettura prefabbricata sposa il desiderio dei coniugi Pasqualetti di Cascina (Pisa), di dedicare un bivacco al loro figlio Luca, grande amante della montagna, tristemente scomparso sulle Alpi Apuane nel maggio del 2014.
Il Morion si colloca in posizione privilegiata dal punto di vista paesaggistico, regalando magnifiche viste sul Mont Vélan, sul Grand Combin, sul Cervino, sui gruppi del Rosa e del Bianco, sul Vallese e su tutte le montagne della Valle d’Aosta meridionale. Lungo la catena si sviluppano itinerari davvero notevoli ma sostanzialmente “dimenticati”, come ad esempio la lunga traversata che dal colle del Mont Gelé conduce fino al Monte Berrio.
La prima traversata integrale della cresta del Morion fu effettuata dal 2 al 3 settembre 1943, oggi sono in pochissimi a cimentarsi in questo vero e proprio viaggio in alta quota, per il quale sono necessari almeno due, ma anche tre giorni, in base alla velocità della cordata. Il nuovo bivacco, raggiungibile in circa 5-6 ore dal rifugio Crête Sèche o dal bivacco Regondi, consente di inframezzare il lungo attraversamento della cresta in direzione da N-E a S-O.
Una straordinaria sfida progettuale
La realizzazione di un bivacco nel severo ambiente del Morion si è configurata come una straordinaria sfida progettuale: questo contesto d’alta quota particolarmente impervio e remoto, caratterizzato da aspetti orografici e geologici complessi, ha richiesto l’attenta predisposizione di ogni aspetto logistico di un cantiere-limite, possibile solo nel breve periodo estivo e vincolato a condizioni meteo perfette, nonché subordinato all’attenta pianificazione della sequenza costruttiva e del trasporto di pezzi, personale e attrezzature.
Ogni componente è stato infatti opportunamente dimensionato in funzione della trasportabilità e della manovrabilità in fase di posa e assemblaggio, ricercando la massima leggerezza in correlazione alla solidità strutturale.
La struttura, concepita come una capanna a due falde, secondo l’idea archetipica del ricovero, poggia su fondazioni non permanenti che si ancorano in maniera puntuale e non invasiva alla roccia, tramite un basamento in carpenteria metallica; al termine del suo ciclo di vita la struttura può essere quindi rimossa senza lasciare alcuna traccia sul suolo.
Il bivacco è concepito per essere completamente reversibile, perseguendo la filosofia dell’impatto ambientale minimo, tutti i componenti sono interamente montati a secco, senza l’uso di calcestruzzo, riciclabili e certificati ecologicamente.
L’alta qualità dei materiali e delle finiture utilizzati assicura durevolezza e resistenza all’uso, preservando il comfort abitativo e limitando la futura manutenzione. La struttura in legno e acciaio, interamente prefabbricata e allestita in officina, è suddivisibile in quattro parti dimensionate per la migliore trasportabilità e la manovrabilità, in modo da minimizzare i voli di elicottero necessari e le operazioni di assemblaggio finale in quota, condensate poi in una sola giornata di lavoro.
I lavori di predisposizione del sedime roccioso e di installazione del basamento, interrotti dal sopraggiungere dell’inverno, sono stati ripresi e conclusi durante l’agosto 2018. Il trasporto e l’assemblaggio finali in quota sono stati completati il 10 settembre 2018 da due squadre in azione a valle e a monte.
L’intento del progetto è la riscoperta di questi luoghi, migliorandone la fruibilità alpinistica: una struttura minimale come il bivacco, collocata in un luogo remoto e dal difficile accesso, è concepita proprio per incentivare un alpinismo di nicchia, interessato al fascino dei luoghi selvaggi e solitari della Valpelline, consapevole dell’impegno e del rispetto che richiede l’alta quota.
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