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From Wikimedia Commons
26/06/2020 - "Non viaggeremo più come prima. La pandemia ha cambiato inesorabilmente il nostro modo di viaggiare". Con queste parole Brian Chesky, CEO di Airbnb qualche giorno fa rifletteva sugli scenari del turismo post-coronavirus durante un'intervista sul canale di notizie americano CNBC. "Torneremo a viaggiare ma sarà tutto diverso", ha continuato.
Chesky ritiene dunque che ci sarà una riformulazione delle mete turistiche: "la gente non vuole ancora salire sugli aerei, ha paura...non vuole andare in città, non vuole attraversare le frontiere", ha affermato, "quello che sono disposti a fare è salire in macchina e guidare per un paio di centinaia di chilometri fino ad un piccolo borgo o paese dove sono disposti a stare in una casa. La gente desidera avere un legame. Vogliono essere connesse l'una con l'altra, per un bisogno di comunità forse scatenato dall'emergenza sanitaria", ha continuato.
Se c'è una startup che in quest'ultimo decennio ha davvero cambiato il nostro modo di viaggiare, quella è sicuramente Airbnb: nata nel 2008 quando i fondatori Brian Chesky, Joe Gebbia e Nathan Blecharczyk misero a disposizione tre materassini gonfiabili nel loro storico appartamento a San Francisco, negli ultimi anni Airbnb ha stravolto il mondo del turismo mettendo in crisi il modello di business di molti hotel.
Quei materassini gonfiabili in affitto, grazie ad un portale semplice e ad una comunicazione vincente, sono diventati stanze e abitazioni che centinaia di milioni di persone in tutto il mondo condividono ogni giorno in 191 paesi. Un colosso con un fatturato di oltre 2 miliardi e mezzo di dollari.
In questi ultimi mesi il sito di home sharing più famoso al mondo si è messo al lavoro per donare il proprio contributo a sostegno dell'emergenza mondiale legata al coronavirus offrendo soggiorni per i sanitari e esperienze online.
All'inizio di giugno Airbnb ha stilato una lista delle 10 proprietà britanniche più desiderate da quando è iniziato il lockdown. La classifica comprende un rifugio nella foresta a Stoke-on-Trent, una capanna a Hemel Hempstead e un mulino a vento nel Kent. La lista rivela che i britannici (ma in generale i turisti) sono oggi particolarmente propensi a soggiornare in un ambiente idilliaco, come rifugi immersi nella natura e glamping.
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