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Il lavoro di ricerca e cataloga- zione sull’ architettura del novecento nella citta’ di Lecce e’ articolato in sette tavole che illustrano le diverse esperienze architettoniche che hanno costruito la Lecce moderna; nelle tavole si trovano affiancate, senza alcuna gerarchia, opere di grandi nomi dell’architettura italiana (Piccinato, Paniconi e Pediconi, Aymonino, Piano, ecc.) e opere di architetti locali meno noti; le tavole sono organizzate per periodi storici che coprono un arco di dieci-venti anni, e per ogni arco temporale sono illustrate le opere piu’ significative del relativo periodo; in piu’ vi sono due tavole che non seguono l’ordine cronologico: la prima, intitolata “Le difficolta’ del moderno”, presenta un elenco di realizzazioni (ad opera di architetti piu’ o meno conosciuti) che hanno un certo pregio architettonico ma che alla scala urbana hanno dato un contributo poco rilevante; nell’insieme, pero’, mostrano in che modo la citta’ abbia vestito i panni della modernita’; la seconda, intitolata “Extra Lecce”, annovera tre progetti “illustri” realizzati in vicine citta’ del Salento: il cimitero di Parabita di A.Anselmi, Casa Miggiano di U.Riva e l’intervento nella cava Serpentane di C.D’Amato.
Il lavoro si propone di illustrare la Lecce moderna secondo due livelli di lettura ed interpretazione: da un lato viene presentata una catalogazione di progetti, comprendente anche la cosiddetta “architettura minore”; dall’altro si offrono gli elementi per un’ analisi sulla crescita e la trasformazione urbana della citta’ moderna e su come ques’ultima abbia impostato il rapporto con il centro antico. I due livelli di lettura si sovrappongono nel momento in cui si valuti la valenza urbana di un determinato progetto e il suo maggiore o minore contributo alla crescita culturale e sociale (oltre che architettonica) della citta’; al contrario, e’ possibile anche valutare quanto la crescita urbana abbia influenzato le scelte progettuali dell’architettura.
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Le prime realizzazioni importanti del nuovo secolo iniziano con il periodo fascista, e vengono effettuate in un contesto urbanistico determinato dal piano di sistemazione e ampliamento della citta’, datato 1915, redatto dall’ing. Gennaro di Castiglione, colonnello del Genio.
Il concetto fondamentale che ispira il piano del 1915 e’ il principio della zonizzazione tipologica e sociale: il piano destina ad abitazioni signorili le zone lungo il viale Gallipoli, il viale Taranto, e la zona della Torre del Parco, mentre destina a costruzioni intensive e comuni abitazioni tutte le rimanenti aree, ad eccezione di quelle comprese fra la via D’Aurio e il viale S.Rosa che, data la vicinanza al cimitero e la presenza di alcune fabbriche, sono destinate a zona industriale. Il tracciamento della rete stradale, rifuggendo dall’”ormai antiquato e vieto sistema del rettifilo e dell’angolo retto”, disegna un “sistema eclettico che meglio risponde alle teorie estetiche della edilizia moderna, e che consiglia di spezzare e di limitare il rettifilo in tratti piu’ o meno brevi, raccordati spesso da larghe curve, ed interrotti da incroci e piazzette”.
La data che segna l’inizio delle realizzazioni ad opera del regime e’ il 28/10/1927, giorno in cui, in occasione del quinto anniversario della marcia su Roma, vengono inaugurati l’Acquedotto Pugliese e il Palazzo delle Poste, quest’ultimo progettato dagli ingg. A.Gatto e G.Mantovano e realizzato in una zona di cerniera della citta’ compresa fra il centro antico e le aree in via di espansione.
Gli anni successivi vedono l’inaugurazione di importanti edifici quali la Casa del Mutilato (1928, ing. G.Mantovano), l’Istituto Sperimentale per la Tabacchicoltura (1930, ing. F.Buonerba) e il Sanatorio antitubercolare (19
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