01/12/2021 - Alvisi Kirimoto firma la casa-atelier di un’artista italiana agli ultimi due piani di una palazzina stretta tra le pendici di Colle Oppio e il Colosseo, in una stradina appartata nel cuore di Roma.
La richiesta della proprietaria era di cambiare l’immagine generale dell’appartamento e di migliorarne la distribuzione, liberando la vista sul Colosseo e mantenendo invariato il numero degli ambienti per poter ospitare i molti amici che le fanno regolarmente visita. Attico e superattico erano infatti caratterizzati da una circolazione labirintica, limitata dall’assenza di una scala interna che non fosse quella condominiale, dislivelli continui e spazi frammentati da una struttura portante invasiva — tutti segnali di uno sviluppo per superfetazioni tipico degli anni Sessanta.
Per rendere l’organizzazione degli spazi più fluida, gli architetti sono partiti dall’introduzione di un atrio di ingresso, dove una quinta semitrasparente di porte in vetro realizzate su misura garantisce massima permeabilità. Dal profilo in legno di wengé e le maniglie a forma di bottoni sagomati nello stesso materiale, le porte sono impreziosite da uno strato di lino posto all’interno del vetro. Così la luce filtra nel cuore cieco della casa, esaltandone l’esperienza sensoriale.
Una nuova scala, di ispirazione navale, è realizzata con un blocco unico in legno, alleggerito da un elegante corrimano di cristallo. In posizione asimmetrica, adiacente a una fascia che ospita i locali di servizio, la scala consente di ritagliare un’ala più riservata della casa, che dal vestiaire con armadiature su misura porta alla camera da letto dell’artista, dove trionfa un camino originale con profilo in marmo. Un corridoio, parallelo al balcone laterale affacciato sul Colosseo, conduce alla toletta e al bagno, dove le tonalità rosa cipria evocano l’eleganza delle cromie anni ‘30.
L’ala opposta della casa, in connessione visiva con il vestiaire, accoglie invece lo studio-atelier, che si apre su un secondo balcone laterale, attraverso il quale si può accedere esternamente al piano superiore. Vero rifugio dell’artista, lo studio presenta una libreria a parete, disegnata su misura con struttura metallica e impiallacciatura in legno, che incornicia un secondo caminetto originale in bronzo.
Completa la pianta una costola indipendente dedicata agli ospiti, separata da una porta in doghe di legno di wengé in continuità con il vano scala. Al suo interno, un bagno dai toni azzurro cielo e una camera matrimoniale a doppia altezza caratterizzata da un’altra libreria a parete tailor made. Tutto è disegnato su misura:
“Il mio lavoro si oppone all’idea della standardizzazione, punta ad andare oltre la superficie, dritto all’anima delle cose. Ogni elemento è unico, progettato ad hoc per la mia cliente, per la casa in cui si trova e per lo stile di vita che immagino al suo interno. Il progetto è molto personale, anche gli arredi eccentrici sono il risultato di un gioco di ping-pong tra me e l’artista, proprietaria della casa. Alcuni fanno parte della sua collezione, altri li abbiamo scelti insieme. Con l’idea di dare leggerezza, colore, in qualche caso anche per stupire gli ospiti e accoglierli con un sorriso.” – spiega Junko Kirimoto, co-fondatrice dello studio.
A definire i diversi mood degli ambienti, le raffinate carte parati che rivestono le pareti. Ogni spazio è trattato come fosse uno scenario a sé stante, creando prospettive inedite. Pennellate vivaci e pattern floreali avvolgono le stanze che dialogano con l’esterno, motivi minuziosi di ispirazione giapponese, tutti da scoprire, decorano la camera degli ospiti, fantasie discrete e colori tenui danno carattere all’ultimo piano, dove a prevalere è la vista.
Un approccio sartoriale, un “taglia e cuci” minuzioso, un’attenta scelta di texture, colori e materiali, ha guidato tutta la progettazione, bagni compresi: elementi come lavandini, piatti doccia, vasche in blocchi unici di marmo pregiato sono disegnati a mano da Junko Kirimoto.
Il parquet in legno di wengé si estende su tutta l’abitazione, e prosegue al piano superiore, che ospita un bagno di servizio e la cucina, fortemente ampliata. Un bancone separa la zona riservata al pranzo da quella dedicata alla preparazione dei pasti.
Due porte vetrate danno accesso a un grande open space, liberato dai molteplici pilastri che lo frastagliavano.
Un grosso intervento strutturale ha permesso il rifacimento totale della copertura, ora in capriate lignee verniciate di bianco, per non distogliere l’attenzione dal panorama. Grazie a un sistema di finestre a nastro, infatti, si passa dalla dimensione più intima del piano inferiore, a quella più estroversa dell’ultimo piano. La serie di dislivelli che regolavano originariamente il massetto è stata assorbita da una pedana centrale in legno che ospita la zona living e che funziona da podio rialzato che proietta lo sguardo verso l’esterno.
Gli arredi colorati e irriverenti sono stati scelti per bilanciare la monumentalità del contesto storico. Due nicchie laterali ospitano aree più appartate, mentre al lato della pedana, il tavolo da pranzo in posizione più defilata, si staglia sull’Altare della Patria. Un sistema di terrazze accessibile da una scala esterna in ferro battuto, regala una vista a 360° su Roma.
Ambienti sartoriali, dettagli ricercati, arredi ironici: bastano pochi elementi per ri-disegnare la personalità di un loft.
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