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13/12/2021 - È stato affidato allo studio di architettura Adjaye Associates guidato dall’archistar di origini ghanesi David Adjaye l’ambizioso progetto del Barbados Heritage District, il nuovo polo museale dedicato alla tratta atlantica degli schiavi africani che sorgerà entro il 2022 a Bridgetown, Barbados. Oltre al museo, nel progetto è previsto anche un istituto di ricerca.
Progettato per essere costruito nella piantagione di Newton, vicino al Newton Enslaved Burial Ground, il Newton Enslaved Burial Ground Memorial è progettato per commemorare circa 570 schiavi dell'Africa occidentale.
La notizia è stata data all’indomani del passaggio da monarchia parlamentare a repubblica parlamentare, che ha sancito ufficialmente la fine di ogni legame con la monarchia britannica. L’inaugurazione è prevista per il 30 novembre 2022, quando cadrà il primo anniversario della transizione delle Barbados a repubblica parlamentare.
Si stima che quasi 400.000 africani schiavizzati siano stati trasportati alle Barbados durante il XVII e il XVIII secolo, mentre l'isola era una colonia britannica.
"Il memoriale delineerà un luogo di tragedia e trauma e lo trasformerà in un luogo carico di commemorazione, ricordo e connessione", spiega Adjaye. "Attingendo alla tecnica e alla filosofia delle tradizionali tombe africane, luoghi di preghiera e piramidi, il memoriale è concepito come uno spazio che onora contemporaneamente i morti, edifica i vivi e manifesta un nuovo futuro diasporico per la civiltà nera", continua.
La struttura commemorativa avrà 570 colonne verticali in legno sormontate da lastre circolari di ottone disposte in file sopra un tumulo fatto di terra battuta. Il tumulo stesso sarà posizionato nel punto più alto del sito in pendenza, accessibile tramite una rampa che sale da un museo a cupola composto da materiali in terra di laterite rossa.
Presso il museo si potranno visitare mostre incentrate sul cimitero e sulla tratta degli schiavi transatlantici, attraversando gallerie sormontate da una cupola vista cielo.
Adjaye Associates descrive il suo design come "intrinsecamente africano", come evidenziato nelle scelte dei materiali e della palette cromatica.
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