04/10/2022 - Uno spaccato della città industriale milanese degli Anni ‘30, superstite in disuso fino ad oggi, ritroverà luce e vitalità grazie alla riconversione, firmata Il Prisma, della storica fabbrica tessile in via Sassetti in un workhub futuribile e d'atmosfera, in grado di reinterpretarne l’eredità dall’indiscusso valore architettonico adattandola alle nuove dinamiche lavorative.
Il progetto, commissionato da Urban Up l Gruppo Unipol, ha vinto il premio “Innovazione nel real estate 2022” durante la trentesima edizione del Forum di Scenari Immobiliari (Santa Margherita Ligure, 16 - 17 settembre 2022).
La visione fortemente umanistica dell’intervento promuove la “ricucitura”, metaforica e figurata, di due brani della città che si sono evoluti negli usi e nelle forme con logiche differenti ma che proprio nello snodo di via Sassetti, il confine tra i quartieri di Isola e Porta Nuova, si sostanzia in un intervento di mediazione e dialogo tra recupero dell’identità locale e slancio verso le ricerche internazionali contemporanee.
Sassetti 27 si propone, quindi, come un edificio che attraverso le sue forme, in cui si giustappongono la memoria della fabbrica riscoperta e la purezza di un nuovo avancorpo stilizzato (denominato la “villa”), ha l’ambizione di generare un luogo in precedenza mancante, in cui entrambi i mondi di riferimento del contesto convergono e la scelta dell’esperienza in cui immergersi è demandata unicamente a chi abiterà e visiterà i nuovi spazi.
Su ben 11.300 metri quadri di superficie complessiva si prevede di realizzare circa 5.620 metri quadri interamente dedicati a uffici e sale meeting, formali e informali, distribuiti su cinque livelli (piano seminterrato, rialzato, primo, secondo, terzo a cui se ne aggiungono tre interrati).
A completamento di questi ambienti sono previsti circa 831 metri quadri di spazi outdoor divisi tra due cortili: il più grande, in prossimità di via Sassetti, adatto a contesti di lavoro informale ed eventi serali, il secondo si trova all’interno della corte storica. Gli interrati ospitano circa 30 posti auto e saranno raggiungibili grazie alla nuova rampa che verrà realizzata in corrispondenza dell’angolo tra via Sassetti e via Sebenico. Le coperture dell’edificio storico e di quello nuovo sono ripensate come due ampie terrazze di 694 metri quadri complessivi, collocate rispettivamente a 15 e a 20 metri di altezza, con vista diretta sulla nuova Milano.
L’intervento riqualificherà, a livello funzionale ed energetico, l’intero edificio. La “Villa” verrà totalmente rinnovata in chiave contemporanea, creando una connessione visiva tra l’interno e l’esterno. Il perimetro del lotto è stato sagomato per potenziare e valorizzare l’ingresso all’edificio, creando uno spazio aperto e accogliente per i fruitori dei nuovi uffici. La welcome area, posta alla quota stradale tra via Sassetti e via Spalato, sarà il centro distributivo dell’intero complesso.
L’immobile al suo interno è caratterizzato da una forte valenza storica, che il progetto mira a salvaguardare e valorizzare. Gli spazi di lavoro, che possono ospitare fino a 650 persone, sono stati disegnati per essere innovativi ed high-tech, garantendo la massima adattabilità alle esigenze sempre più mutevoli dei lavoratori. Gli ampi cortili di pertinenza sono stati concepiti come nuovi spazi attrezzati ed adattabili alle diverse esigenze diurne e serali.
Considerando il benessere atteso dai tenant e più in generale il valore dell’immobile nel tempo in termini di risposta al cambiamento climatico e ai parametri ESG, sono state studiate soluzioni per il massimo contenimento dei consumi e un elevato standard di comfort termoigrometrico per i fruitori, anche con l’integrazione di un impianto geotermico e di uno fotovoltaico. Le pompe di calore previste sfruttano l’acqua di falda, consentendo così un uso responsabile delle risorse naturali e rendimenti molto elevati.
«Sassetti 27, prima ancora di ingaggiare pensieri e soluzioni come opportunità progettuale, è stato uno stimolo per mettere in discussione la primordiale abitudine a perimetrare convenzioni», spiega l’architetto Sebastiano Pasculli, BU director e associate, Il Prisma. «L’approccio metodologico si è infatti concentrato sull’idea che “lavorare sui bordi” possa essere una ricchezza, grazie alla quale sia possibile immergersi e conoscere le realtà che lambiscono i confini, selezionando i temi che si vogliono mettere in contatto da quelli che lecitamente devono mantenere una distinzione. È un esercizio che allena ad andare oltre la clusterizzazione e le definizioni rigide, tanto in ambito urbano quanto nelle consuetudini di lettura delle nostre attività quotidiane. Così come ormai da tempo abbiamo superato le teorie funzionali di zonizzazione della città moderna. Negli ultimi anni abbiamo vissuto il ripensamento di come un ambiente di lavoro non sia più esclusivamente un ufficio a livello spaziale, o di come sia diventata più sfumata la percezione del tempo, dei valori, dei generi in relazione all’ambito professionale.
Rigenerare porzioni di città passa quindi dal capire come sviluppare connessioni, sovrapposizioni, coincidenze che alimentino le possibilità di ingaggio delle persone che le vivranno e che, a maggior ragione nelle aree considerate di confine, le ricadute di questo impegno saranno certamente amplificate. Quello che ad una prima lettura potrebbe sembrare un limite o una complicazione si trasforma dunque in un’opportunità, un punto di forza che restituisca al territorio nuovi luoghi di valore che, come in tutte le terre considerate di frontiera, si rinnovano come laboratori urbani in cui dare spazio alla sperimentazione e all’innovazione», conclude Pasculli.
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