20/10/2023 - Il MITA - Museo Internazionale del Tappeto Antico, promosso per Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, ha aperto le sue porte al pubblico sabato scorso, 14 ottobre.
MITA, progettato da OBR di Paolo Brescia, Tommaso Principi e Andrea Casetto, con il supporto di Lombardini22 per l’ingegneria, è il Centro Culturale di Fondazione Tassara, proprietaria della più grande collezione privata al mondo di tappeti antichi, provenienti da Asia, Europa e Africa, donati da Romain Zaleski.
Il centro, che sorge in una delle periferie più giovani e multietniche della città, su un’area di circa 1.300 mq, ha riconvertito il sito di una ex-fonderia.
L’idea che ha ispirato OBR è quella di un teatro che unisca la collezione e il suo pubblico intorno ad uno spazio centrale che si apre come un palcoscenico alla città.
“Con MITA vogliamo promuovere una nuova idea di museo che esce da sé, oltre sé stesso, aprendosi alla città. Lo abbiamo pensato come un teatro vivente, che partecipa alla vita urbana, dove succede sempre qualcosa, all’insegna dell’inclusione e della policultura” ha dichiarato Paolo Brescia.
L’architettura di MITA, primo progetto di OBR a Brescia, riflette l’etica del museo in termini di apertura e inclusione, offrendo un viaggio dell’incontro e del confronto tra culture diverse, e riconoscendo nella diversità della collezione stessa anche la nuova identità di Brescia.
Concepito come un progetto urbano, MITA restituisce al dominio pubblico un nuovo spazio civico: arretrando dalla strada, il museo dona a Brescia una nuova piazza aperta a tutti, un luogo di socializzazione in cui avere il piacere di stare e di ritrovarsi, celebrando un rinnovato rito di urbanità.
MITA si estende su un’area complessiva di 1.300 mq con spazi dedicati alla collezione permanente, alle mostre temporanee e ai programmi didattici di formazione e di ricerca. Creando una successione di spazi aperti, il progetto realizza un percorso che conduce il visitatore gradualmente dallo spazio pubblico della nuova piazza gradonata, agli ambienti sempre più intimi e protetti del museo pensati per la contemplazione e lo studio.
La facciata è caratterizzata da un portico che inquadra una sequenza di superfici riflettenti e trasparenti, sovrapponendo frammenti di paesaggio con le opere della collezione. Giocando con la luce naturale esterna e con quella artificiale interna, la facciata assume un effetto cangiante sempre diverso, combinando i colori del contesto urbano riflesso con quelli delle opere all’interno. Realizzato con una leggera struttura metallica, il portico funge da quinta multimediale della nuova piazza. Scendendo nella piazza gradonata, il visitatore è accolto nella lobby che a sua volta lo introduce nello spazio centrale a tutta altezza, pensato come un palcoscenico balconato, in cui le opere antiche dialogano con video installazioni.
Il cuore del museo è lo spazio centrale, attraverso il quale tutte le parti sono in relazione tra loro: la sala espositiva, la biblioteca, la sala multimediale, il laboratorio di restauro, il deposito, la sala incontri e gli uffici. In questo modo l’interno di MITA si presenta come un unicuum, senza la tipica separazione delle sale tradizionali.
Salendo al primo piano, il visitatore può apprezzare con una prospettiva inedita le maestose opere della collezione esposte nello spazio centrale a tutta altezza, per poi concludere la visita nel belvedere, pensato come spazio di “decompressione”, dove poter rielaborare la mostra, ammirando la nuova piazza e il contesto urbano.
L’allestimento di OBR per MITA è pensato per creare una stretta relazione tra le opere e l’architettura, che si valorizzano vicendevolmente, stimolando un’esperienza percettiva multiforme con diversi gradi di contemplazione e di interazione con le opere e tra le persone.
Fino al 10 dicembre 2023 MITA ospita la mostra Masterpieces, curata da Giovanni Valagussa, che espone alcune tra le opere più importanti della collezione, che nella sua totalità abbraccia cinquecento anni di storia dal XV al XX secolo, con oltre 1300 opere dalla Cina all’India, dal Medioriente al Caucaso, fino al Nord Africa e all’ambito ispano-moresco: un inno alla contaminazione culturale e al tempo stesso il riconoscimento di ogni individualità nella sua specificità.
Più che un edificio isolato, MITA è pensato come un “sistema aperto”, che fa da medium tra la collezione e il suo pubblico, che lavora sul tempo, prima ancora che sullo spazio, sovrapponendo il presente con il passato e il futuro: non è solo un museo, ma una relazione.
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