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15/03/2024 - La nuova sede degli uffici della Guardia di Finanza di Bologna, firmato dallo studio trevigiano DEMOGO, è un progetto che si inserisce in un contesto complesso, un’area di margine chiusa da partizioni urbane e disegnata da una serie di spazi dal carattere eterogeneo.
Il progetto di DEMOGO interpreta questa condizione di ritaglio marginale come un’opportunità di relazione e di rigenerazione del comparto. Il nuovo corpo, perpendicolare a via Tanari e costruito in continuità con il nucleo originario della Caserma Bertarini, si inserisce come un elemento dall’impianto compatto, ma caratterizzato dall’articolazione del profilo in alzato.
Tale impostazione produce una serie di terrazzamenti, in continuità con gli ambiti degli uffici, progettati come dei prolungamenti all’esterno delle funzioni principali del programma. Questi giardini in quota, che progressivamente digradano accompagnando i cinque piani fuori terra dell’edificio, sono pensati come dei luoghi che, oltre a offrire qualità ambientale agli spazi di lavoro, stabiliscono un collegamento visivo con il paesaggio urbano della città di Bologna.
Pur facendo parte di un comparto militare e, dunque, di un’area perimetrata e protetta, la nuova sede degli uffici della Guardia di Finanza elabora una programmatica serie di relazioni con il sistema urbano. DEMOGO ha insistito sulla volontà di rendere il ‘limite’ una sorta di ‘terzo spazio’ capace di offrire dinamiche di percezione e fruizione attraenti.
Così il fronte sud, per esempio, è articolato con l’inserimento di un collegamento aereo votato a estendere le possibilità di movimento dei nuovi uffici agli spazi preesistenti della Caserma Bertarini. Verso ovest la nuova architettura si eleva di fronte alla cortina che separa l’area della caserma dallo spazio di rigenerazione urbana temporanea DumBO, ospitato dall’ex scalo merci delle ferrovie, dando luogo a un’ulteriore occasione di interazione visiva tra il comparto militare e la vita sociale della città.
L’edificio esibisce compostezza e rigore compositivo, ma al tempo stesso incorpora soluzioni che tendono a elaborare una sottile trasgressione. Le facciate si dispiegano secondo una precisa composizione di profili marcapiano che disegnano variazioni minime in rilievo sui fronti. L’esito è un pattern modulare di pannelli cromaticamente capaci di evocare i toni rossi dominanti contenuti nelle trame materiche della città di Bologna.
Il rapporto dei fronti con l’intorno alimenta, inoltre, il tema della regola e della sua alterazione all’interno della composizione. Ne risulta una forma che gli architetti suggeriscono di leggere secondo un esteso piano di sequenze percettive. In tal senso le viste di scorcio e i punti di osservazione frontali restituiscono una progressione, che si sviluppa sia in orizzontale sia in verticale, basata sulla lunghezza accentuata dell’edificio.
Il vero elemento che scardina e al tempo stesso ricompone gli spazi interni è la lunga scala che si incontra subito all’ingresso e che si sviluppa linearmente, per tutta la lunghezza dell’edificio. Il corpo di fabbrica che ospita i nuovi uffici è interamente attraversato da questo elemento che, oltre a sottolineare l’andamento del volume verso l’alto, connette visivamente tutti i livelli guidando il movimento e lo sguardo delle persone immerse in una promenade che si innalza sull’intorno.
Per DEMOGO “il tessuto urbano di Bologna, San Luca, le torri della Garisenda e degli Asinelli, emergono come condizioni ambientali prevalenti, elementi caratterizzanti che formano un habitat e che stabiliscono un contesto, un luogo al quale riferirsi”.
L’intervento pone attenzione alla qualità ambientale degli spazi interni. La luce e la relazione tra gli uffici è organizzata in pianta secondo logiche di integrazione delle componenti impiantistiche con il sistema di costruzione adottato. L’edificio è interamente realizzato in calcestruzzo lasciato a vista. Le parti fondamentali delle strutture fondono la loro tettonica con gli spazi del lavoro: le travi e i pilastri disegnano un grande telaio nel quale è incastonato il vuoto potente della lunga scala.
All’interno l’edificio ha una spazialità ambivalente, che alterna luoghi di privacy dedicati alle sezioni operative della Guardia di Finanza a spazi di interazione tra il personale. Le connessioni si dilatano e trovano approdo nei grandi ballatoi che si incontrano lungo la scala ai diversi livelli. La sala conferenze e i gli uffici sui lati corti godono sempre di una terrazza verde o di un affaccio libero sul paesaggio circostante. Questa logica stabilisce una condizione di interscambio continuo tra lo spazio interno circoscritto e lo spazio urbano esterno dilatato, una forma di dinamica che intente includere l’edificio nella vita della città e viceversa.
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