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27/03/2018 - Il mondo attraverso un attrito costante, senza mediazioni e senza menzogne. È questa la fotografia di Fulvio Roiter. La Casa dei Tre Oci dedica la prima retrospettiva al maestro veneziano Fulvio Roiter dopo la sua scomparsa, il 18 aprile 2016. 200 fotografie, per la maggior parte vintage, raccontano l’intera vicenda artistica del fotografo.
Queste parole possono spiegare visivamente e concettualmente l’ampia produzione artistica di Fulvio Roiter: "Foto in bianconero, delicatissime, elegantissime nella loro apparente semplicità, composizioni da pelle d’oca, raffinatezza, gusto, equilibrio e originalità. Gioielli buoni anche per gli occhi più esigenti" (Leonello Bertolucci, I Grandi Fotografi - Fulvio Roiter, Milano 1982).
A ricordarle il curatore della mostra Fulvio Roiter Fotografie 1948-2007 , Denis Curti. Attraverso una scansione temporale e tematica è tracciato un percorso fluido e coerente, a sua volta segnato dalle tappe di una vita interamente dedicata alla fotografia e alla ricerca di quei luoghi dell’anima che ne hanno ispirato la poetica, assumendo come unico punto di riferimento la pura e sincera passione dell’autore, tra scenari di viaggi, scoperte e amori incondizionati.
L’esposizione, resa possibile grazie al prezioso contributo della moglie Lou Embo, parte dalle origini e dai primi approcci di Roiter alla fotografia, nel pieno della stagione neorealista, di cui il fotografo veneziano ha ereditato la finezza compositiva, per proseguire tra gli immaginari inediti e stupefacenti che rappresentano Venezia e la laguna, ma anche i viaggi a New Orleans, Belgio, Portogallo, Andalusia e Brasile.
Amante del bianco e nero, la scala cromatica non è solo una scelta stilistica, ma è per l’autore un vero e proprio traguardo, oltre che l’acquisita consapevolezza di poter governare e modulare l’arcobaleno in relazione ai propri sentimenti.
"Da sempre – scriveva Fulvio Roiter nel 1992 – considero il bianco e nero come il solo metro con cui giudicare un fotografo. Al colore si può arrivare per caso o per calcolo, al bianco e nero no. Dietro una grande immagine a colori ci sarà sempre l’esperienza accumulata nell’esercizio del bianco e nero. Ancora oggi nulla mi emoziona di più delle stupende fotografie di Eugene Smith, di Adams, di Weston o di Hans Hammarskjöld: al di là dei contenuti c’è in questi fotografi una predilezione quasi ossessiva, fantastica per la luce, per i valori del bianco e nero da sigillare sulla carta emulsionata".
La ricerca e la mostra, aperta fino al 26 agosto 2018, fanno emergere tutta l’ampiezza e l’internazionalità del lavoro di Roiter, che va oltre singole scelte estetiche. Un valore che spiega il più autentico significato di essere Roiter e che risuona nelle parole di Jasmine Moro Roiter:
"Può una parola così piccola “foto” diventare così grande? / Possono due sillabe riuscire a portarti in mondi / lontani, in posti segreti, possono raccontarti una / favola intima e silenziosa? / Sì, possono. / Le fotografie del Nonno, però, sembrano voler / graffiare le pagine dei libri per poter uscire e / diventare, se possibile, ancora più reali"
(Essere Roiter, 22.04.2016).
Il segreto di essere Fulvio Roiter? Senza dubbio l'amore.
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Scheda evento: |
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Fulvio Roiter, Coltivazione vite, Etna, 1953 © Archivio Storico Circolo Fotografico La Gondola Venezia Fulvio Roiter, Venezia, Piazza San Marco, 1983 © Fondazione Fulvio Roiter Fulvio Roiter, Venezia, Squero di San Trovaso, 1970 © Fondazione Fulvio Roiter Fulvio Roiter, Sicilia, Sulla strada Gela, Niscemi, 1953 © Fondazione Fulvio Roiter Fulvio Roiter, Venezia, Piazza San Marco, 1980 © Fondazione Fulvio Roiter Fulvio Roiter, La casa di Bepi a Burano, 1997 © Fondazione Fulvio Roiter Fulvio Roiter, Venezia, 1980 © Fondazione Fulvio Roiter Fulvio Roiter, Venezia, Ponte dei Tre Archi, 1979 © Fondazione Fulvio Roiter Fulvio Roiter, Venezia, Fondamenta delle Zattere, 1965 © Fondazione Fulvio Roiter
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