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Foto ARCò - Architettura e Cooperazione
25/05/2021 – L’Ordine e la Fondazione dell'Ordine degli Architetti della Provincia di Milano hanno organizzato per oggi, dalle 14.30 alle 18.30, in un incontro formativo sul tema dell’architettura nella cooperazione internazionale, alla luce delle linee guida introdotte nel 2020 con la Convenzione tra il Consiglio nazionale degli Architetti (Cnappc) e l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics).
In occasione del webinar di oggi saranno presentati progetti e condivise esperienze utili per i professionisti che operano o intendono operare nei contesti di cooperazione internazionale e in situazioni di emergenza.
La Convenzione Cnappc – Aics, scaricabile qui, tutela la qualità del progetto e il ruolo dei professionisti tecnici impegnati in luoghi dell’emergenze. Questa Convenzione è un primissimo passo che impegna l’Aics a promuovere la figura dell’architetto-progettista, attraverso il sistema della cooperazione italiana, affinché non venga riconosciuta sostanzialmente la sola fase di costruzione. Insomma, per fare un progetto servono studi preliminari, definitivi ed esecutivi, affidati e gestiti da un professionista in grado di farlo.
La Convenzione tra il Consiglio nazionale degli architetti e l’Agenzia italiana per la cooperazione fa chiarezza sulle ambiguità che per troppo tempo hanno reso difficile il lavoro degli architetti nella cooperazione. «Oggi finalmente è stato riconosciuto un ruolo», racconta Alessio Battistella di Arcò, anticipando i contenuti dell’incontro che vedrà la partecipazione di architetti attivi in ambito umanitario insieme a esponenti di Ong del settore.
«La pandemia ci ha barricati nelle nostre case, ma le Nazioni Unite ricordano che per ottanta milioni di persone costrette alla fuga da qualche emergenza antropica o naturale questo è stato un lusso che in molte parti della terra non è stato possibile permettersi. In quest’ottica il lavoro degli architetti impegnati in contesti umanitari non è, come in molti erroneamente ancora credono, un esercizio romantico e velleitario, ma una funzione fondamentale», spiega Luca Bonifacio di Hope and Space.
Dopo la grande eco mediatica che ha avuto l’ultimo sogno umanitario di Gino Strada con la costruzione dell’ospedale di Emergency in Uganda, ma anche la presenza di diverse esperienze da ogni parte del mondo in mostra alla Biennale Architettura 2021 appena inaugurata, il tema è ritornato di attualità.
«Concentrarsi sulla componente sociale dell’architettura nei Paesi del Sud del mondo, è un tema da tempo sotto i riflettori, oggetto di studi, ricerche e prototipi, per portare qualità formale, ma anche qualità sostenibile e tecnologica ovunque», spiega Battistella. «La Convenzione è un risultato importante, a cui hanno lavorato tanti professionisti, anche milanesi, attivi da anni nella cooperazione internazionale, che si inserisce nel solco degli obiettivi dell’Agenzia 2030 delle Nazioni Unite, a cui l'architettura può concorrere vista l'interdisciplinarietà e la pluralità di competenze tecniche e culturali che esprime. Elementi indispensabili per fronteggiare le sfide complesse quali catastrofi, conflitti, impatti del cambiamento climatico, in cui la cooperazione si trova ad agire».
La piattaforma Architetti e Cooperazione (https://www.architettiecooperazione.org/), sito di presentazione e confronto sui temi dell'architettura umanitaria e cooperazione allo sviluppo.
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