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Foto E. Loi, S. Melis_Arasolè
24/06/2021 - Alla Stazione dell’Arte, museo d’arte contemporanea di Ulàssai (NU) dedicato all’opera di Maria Lai, è stata inaugurata “Sii albero”, una mostra inedita che ripercorre, per la prima volta in Sardegna, il lavoro e la filosofia di Stefano Boeri in un sorprendente dialogo con le opere e la poetica di Maria Lai.
La mostra indaga il legame tra uomo e natura attraverso un percorso espositivo che mette in evidenza le affinità e le specificità della produzione di queste due personalità che hanno saputo guardare al futuro e aprire una profonda riflessione sul nostro rapporto con l’ambiente. Due visioni affini che, pur nella originalità dei loro linguaggi espressivi, lasciano trasparire una nuova concezione e rappresentazione del vivere umano sulla terra.
Curata da Davide Mariani, direttore del museo, Sii albero nasce con l’intento di integrare due discipline, l'architettura e l'arte visiva.
«Se l’attività di Boeri è nota per la continua ricerca di un’alleanza tra esseri umani e natura vivente, con diverse soluzioni architettoniche divenute celebri in tutto il mondo, come i Boschi Verticali, e per un'attenzione particolare rispetto al recupero di quel legame tra uomo e ambiente, in cui la natura diventa facilitatrice dei rapporti umani, come nelle installazioni “urban hugs” e “radura”, anche Maria Lai - dichiara Davide Mariani, direttore della Stazione dell’Arte - in più occasioni, ha realizzato opere incentrate sui talvolta fragili equilibri sociali e ambientali».
Il progetto Sii albero si compone di tre momenti interrelati tra loro: l’esposizione nella nuova project room del museo, l’installazione realizzata nel parco e la mostra negli spazi della ex rimessa del treno.
Il Bosco verticale a Ulassai: un grattacielo nella “Casa delle Janas”
Il bosco verticale, edificio-simbolo del lavoro di Stefano Boeri, trova spazio a Ulassai nella minuta “Casa delle Janas”, la nuova project room della Stazione dell’Arte, che ospita un modello in scala 1:50 di questa nuova architettura della biodiversità. Nello specifico, degli oltre dieci progetti realizzati nel mondo, viene esposto al museo il prototipo del primo caso, costruito a Milano nell’area Porta Nuova e formato da due torri alte 80 e 112 m che accolgono, nel complesso, 800 alberi (una vegetazione equivalente a quella di 30.000 mq di bosco e sottobosco) e che ha già ottenuto importanti riconoscimenti, tra cui il CTBUH Award come miglior edificio alto del mondo conferitogli dal Council for Tall Building e Urban Habitat dell’IIT di Chicago (2015). Il concept del Bosco Verticale, l’essere cioè “una casa per alberi che ospita anche umani e volatili”, viene esplicitato in mostra anche grazie a una serie di apparati didattici e video che illustrano la visione di Boeri di città sostenibile in relazione alla doppia sfida del cambiamento climatico e dell’aumento progressivo della popolazione mondiale.
Lo spiazzamento derivante dall’osservare un grattacielo all’interno di una piccola dimora, decontestualizzato rispetto al suo frenetico luogo di origine, offre una riflessione sui cambiamenti paradigmatici che interessano la società contemporanea. La riscoperta della dimensione locale e dei suoi valori, culturali, sociali e ambientali, hanno spinto l’architetto Boeri ad affermare che «nei borghi storici c’è il nostro futuro».
«Ulassai, già metafora del mondo per Maria Lai - continua Mariani - diviene ora simbolo di questa rinnovata visione del vivere circondati dal verde, da cui trae ispirazione lo stesso “Bosco Verticale”, che proprio qui si ricongiunge idealmente e concettualmente con la natura e le sue radici.»
Radura. Il cerchio della vita e la rinascita della natura
Il ciclo della vita e della natura sono al centro di un altro dialogo tra Maria Lai e Stefano Boeri che questa volta si sviluppa nel parco della Stazione dell’Arte, rispettivamente tra la scultura Fiabe intrecciate. Omaggio a Gramsci (2007) e la micro-architettura temporanea Radura degli abbracci (2017).
L’opera di Lai, alta quasi sei metri, nasce dalla fusione tra due narrazioni, Il topo e la montagna (1931) scritta da Gramsci per i suoi figli durante il periodo di reclusione, e la leggenda della bambina e del nastro celeste che ha ispirato l’artista per la celebre performance collettiva Legarsi alla montagna (1981). Entrambe le storie hanno in comune un momento drammatico in cui ai bambini, come ricorda Maria Lai, è affidato il compito di ricomporre la frattura passato-presente, riconducibile a quella tra uomo e natura.
Oggi, a quello stesso invito risponde Boeri con un prototipo di spazio pubblico, Radura degli abbracci, declinazione del progetto Radura (2016), che qui si compone di novantacinque cilindri di legno d’abete di cinque m di altezza e sei cm di diametro, che creano un luogo al contempo permeabile e intimo, in cui i visitatori possono accedere per vivere un’esperienza originale di contatto con la natura, accompagnati dalla suggestiva melodia del violoncello di Piero Salvatori con il brano “Visioni”.
Dal “Bosco morto” per le Troiane alla “Radura della memoria“
Il rapporto tra uomo e ambiente è ulteriormente approfondito negli spazi dell’ex rimessa del treno dove, per la prima volta in un’istituzione museale, viene proiettato il cortometraggio TROIANE, premiato al Venice Architecture Short Film Festival 2020. La pellicola, diretta da Stefano Santamato e prodotta da Paolo Soravia / The Blink Fish per Stefano Boeri Architetti, racconta, dal punto di vista degli alberi, il viaggio degli abeti divelti dalla Tempesta Vaia del Friuli e “rinati” nella scenografia de Le Troiane di Euripide al teatro greco di Siracusa, seguendoli per oltre 1.500 km, nell’avvicendarsi di paesaggi, colori e suoni. È una storia di sacrificio e di resurrezione, che trova affinità nel lavoro di Maria Lai con la narrazione che l’artista affida al ciclo di opere “Sii albero”, realizzate alla fine degli anni Noventa, che danno il titolo alla mostra.
Il percorso espositivo si chiude con una selezione di progetti, schizzi, foto e disegni riferiti alle varie installazioni di Radura nel mondo, fino ad arrivare a Radura della memoria, l’ultimo straordinario esemplare realizzato a Genova, in seguito al crollo del Ponte Morandi avvenuto nell’agosto 2018. L’intervento è costituito da un podio ligneo circolare del diametro di 50 m, all’interno del quale sono collocate quarantatré specie arboree differenti, in ricordo delle vittime della tragedia e la cui varietà richiama la biodiversità tipica della macchia mediterranea.
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Foto E. Loi, S. Melis_Arasolè Foto E. Loi, S. Melis_Arasolè Foto E. Loi, S. Melis_Arasolè Foto E. Loi, S. Melis_Arasolè Foto E. Loi, S. Melis_Arasolè Foto E. Loi, S. Melis_Arasolè
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