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Home Sweet Home, prosegue la mostra alla Triennale di Milano
Focus sui grandi cambiamenti che negli ultimi cento anni hanno caratterizzato la sfera domestica
Autore: rossana vinci
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Vedute dell’allestimento / Exhibition views Melania Dalle Grave, DSL Studio Vedute dell’allestimento / Exhibition views Melania Dalle Grave, DSL Studio
07/08/2023 - Prosegue, alla Triennale di Milano e fino al 10 settembre 2023, la mostra Home Sweet Home, a cura di Nina Bassoli, curatrice per Architettura, rigenerazione urbana e città di Triennale, con progetto di allestimento di Captcha Architecture.
L’esposizione, che parte dalla storia dell’istituzione e delle sue Esposizioni Internazionali per arrivare alla contemporaneità, intende riflettere sull’idea di casa e di abitare, da sempre argomenti privilegiati della ricerca di Triennale.

 
Dalla trasformazione dei ruoli di genere all’evoluzione del rapporto con la natura all’interno dello spazio domestico, fino alla crescente influenza della tecnologia sul modo di abitare, aumentata utleriormente dopo due anni di pandemia Covid-19: questi sono alcuni dei temi centrali dell’esposizione, che intende mettere in luce alcuni grandi cambiamenti che negli ultimi cento anni hanno caratterizzato la sfera della casa.
La mostra si articola in dieci ambienti totali site-specific, con le installazioni progettate da alcuni tra i più interessanti studi di architettura, gruppi e centri di ricerca internazionali, come i londinesi Assemble Studio, la paesaggista francese Céline Baumann, la designer Matilde Cassani, il Canadian Center for Architecture (CCA), il gruppo di ricerca DOGMA, lo studio di architettura catalano MAIO, il collettivo Sex & the City e con i lavori dell’architetta siciliana Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, gli studi Lacaton & Vassal Architectes e Diller Scofidio + Renfro. Questi ambienti site-specific dialogano con cinque sezioni storiche tematiche, che nascono come delle incursioni negli archivi storici di Triennale.
 
Le opere in mostra evidenziano le profonde trasformazioni del ruolo dell’architettura nella società contemporanea e presentano i risultati di una ricerca tipologica, ma anche sociologica, scientifica, storica, artistica, politica e, al contempo, una sperimentazione sui linguaggi non solo architettonici ma anche comunicativi ed espositivi.
In discontinuità con il passato, però, è senz’altro un’inedita presenza di progettiste donne, che questa volta sono in grande maggioranza – quasi la totalità – e una nuova sensibilità verso i valori della cura e dell’ambiente.
 
Il progetto di allestimento, realizzato da Captcha Architecture, riprende frammenti di allestimenti di mostre passate per rimetterli in campo in una nuova veste. I dispositivi di supporto per le sezioni storiche sono così degli assemblaggi iperstatici composti da gambe provenienti da vari tavoli espositivi conservati nei magazzini di Triennale, e riadattati con la cura che si riserva a un oggetto amato che non si vuole buttare nonostante abbia perso la sua efficacia funzionale.
Il percorso espositivo si articola in cinque sezioni storiche tematiche, che riuniscono oggetti e materiali storici presi dagli archivi di Triennale e ripercorrono i cento anni della storia dell’istituzione, dal 1923 al 2023. Casa ludens, a cura di Gaia Piccarolo, è dedicata ai temi del relax e della cura di corpo e anima, La natura è di casa, a cura di Annalisa Metta, indaga il rapporto tra natura e spazio domestico, Abaco di finestre, a cura di Maite García Sanchis, esplora il tema della finestra come dispositivo di mediazione ambientale e di controllo, L’angelo del focolare, curata dal gruppo di ricerca Sex & the City (Florencia Andreola e Azzurra Muzzonigro), rilegge i ruoli di genere tradizionalmente legati alla sfera domestica, Cucinare all’italiana 1923-2023, a cura di Imma Forino, guarda alle trasformazioni che hanno interessato lo spazio della cucina in relazione ai mutamenti sociali.
 
dieci ambienti site-specific, di grande impatto e caratterizzati da tematiche e linguaggi autonomi, si inseriscono in questo percorso e rappresenteranno delle vere e proprie mostre nella mostra. Il tema della cura e della stigmatizzazione di genere a esso legata viene affrontato dell’emergente gruppo di ricerca Sex & the City con un’installazione sarcasticamente intitolata Caro, bastava chiedere. Lo studio MAIO propone un prototipo di cucina urbana, Urban K-Type, frutto di una profonda ricerca sul ruolo politico della cucina come luogo di emarginazione, di condivisione o, infine, di possibile emancipazione. In L’architettura della longhouse, DOGMA propone una riflessione tipologica che descrive come la separazione tra spazi per la vita e per il lavoro, tra sfera pubblica, privata e rituale, sia una costruzione recente e per niente scontata. In Assemble Loves Food, Assemble Studio inscena una tavolata con venti coperti, luogo della condivisione quotidiana del lavoro e del pranzo del collettivo, rivendicando il valore pragmatico, ma anche urbanistico e politico del progettare, del vivere e del costruire insieme. Il parlamento delle piante d’appartamento, un’installazione interspecie della paesaggista Céline Baumann, indaga il ruolo della natura all’interno delle mura domestiche e il senso della cura reciproca. La gabbia degli orsi. Un diorama per esseri umani è un’opera quasi teatrale di Matilde Cassani che si interroga su come lo spazio aperto possa essere addomesticato. Infine, il Canadian Center for Architecture propone Una sezione di “A Section of Now”, un estratto della mostra allestita recentemente a Montréal, che invita a riflettere su come l’architettura possa supportare i rapidi, radicali cambiamenti della nostra società, e la relativa instabilità di nozioni come famiglia, longevità, proprietà, lavoro, tecnologia. Lifespan è un’installazione spiazzante di disegni e dettagli realizzati da Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, che concepisce ogni progetto come una meticolosa opera di restauro e reinvenzione di una condizione preesistente. La mostra si chiude con Trasformare, non demolire, incentrato sulle trasformazioni dei Grands ensemble francesi a opera di Lacaton & Vassal: un manifesto ecologico e politico della cura per una nuova vita oltre la demolizione.
 
È inoltre riallestita Three Windows, opera concepita nel 1986 nell’ambito della 17a Esposizione Internazionale da Diller + Scofidio per Il progetto domestico, e restaurata filologicamente dal Dipartimento di Conservazione e Restauro di Triennale Milano in collaborazione con la Scuola di Restauro di Botticino e con la supervisione dello studio Diller Scofidio + Renfro.

  Scheda evento:
Mostra:
12/05-10/09 TRIENNALE MILANO
Home Sweet Home


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