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METRONOME_ph Andrea Rossetti for OGR Torino
19/01/2024 - Centinaia di immagini si muovono e attraversano gli spazi delle OGR Torino, espandendosi come in un’esplosione: è METRONOME, prima personale in un’istituzione italiana dell’artista statunitense Sarah Sze (Boston, 1969), a cura del Senior Curator delle OGR Torino Samuele Piazza, che fino all’11 febbraio 2024 dialoga con gli spazi del Binario 1.
La mostra – co-commissionata e co-prodotta dalle OGR Torino insieme ad Artangel – Londra e ARoS, Aarhus e con il supporto di Victoria Miro – presenta una grande installazione ambientale che allude all’uragano di informazioni e di immagini che caratterizza il nostro presente e restituisce tutta la complessità della poetica dell’artista, che dalla fine degli anni Novanta sviluppa un linguaggio visivo che sfida la staticità della scultura.
Allestita per la prima volta nel 2023 nella sala d’attesa della stazione londinese di Peckham Rye riaperta al pubblico dopo oltre 60 anni, questa grande opera installativa assume, negli spazi industriali delle OGR Torino, coevi alla stazione inglese, un’ideale continuazione della sua storia espositiva: la rivoluzione industriale ottocentesca, di cui le due architetture sono testimonianza, è stato un momento di accelerazione tecnologica che ha irrimediabilmente modificato il rapporto dell’uomo con il tempo e lo spazio.
Come allora, oggi siamo immersi in una nuova rivoluzione epocale innescata dall’innovazione tecnologica che ha generato un’inedita proliferazione di immagini, causata dalla facilità con cui possono essere prodotte, consumate e veicolate da un pubblico sempre più ampio e interconnesso, e un’accelerazione dei tempi di comunicazione che ci pone costantemente al centro di un vortice informativo che modifica la nostra esperienza spazio-temporale. In questo contesto il lavoro di Sze cerca di rimodellare l’incessante flusso di dati della vita contemporanea: attraverso costellazioni di oggetti e una proliferazione di immagini, l’artista rielabora le narrazioni visive che immagazziniamo quotidianamente dalla realtà, i giornali, la televisione, i device portatili, il cyberspazio.
In un tempo di smartphone, metaversi, e scroll di social media, Sze indaga lo statuto dell’immagine e della sua fruizione in relazione a un corpo immerso in un circuito di consumo e produzione che non conosce pause, e dove una compenetrazione sempre più intima tra fisico e virtuale contribuisce a moltiplicare, frammentare, unire in conformazioni inaspettate le immagini stesse.
Il linguaggio visivo di Sarah Sze – che la scrittrice Zadie Smith ha paragonato al “trovarsi di fronte a un iPhone aperto”, con la tecnologia smontata e la memoria esplosa in uno spazio tridimensionale – sfida la staticità della scultura invitando a ripensare le tradizionali categorizzazioni dei media.
METRONOME mette il visitatore davanti a un fragile cosmo composto da centinaia di elementi: un’intricata griglia metallica sospende in aria una serie di fogli di carta su cui scorrono immagini provenienti da molteplici proiezioni. La scultura dà origine alle immagini e le immagini alla scultura, in un continuum in cui il lavoro è contemporaneamente opera e dispositivo. Le proiezioni si estendono poi nello spazio, occupando completamente il Binario 1 delle OGR, abbracciando i muri e trasformando l’architettura in un’unica installazione ambientale.
Immerso nell’opera, il pubblico è coinvolto in una narrazione filmica esplosa, una fantasmagoria di immagini in costante movimento, organizzata in parte da capitoli interni alla proiezione, in parte da quello che l’occhio di ogni spettatore riesce a catturare.
Come rivela anche il titolo del lavoro, METRONOME è una riflessione sul tempo: il rumore di un metronomo, infatti, accompagna l’esperienza di visita e scandisce un tempo condiviso che vede coesistere ritmi e cicli di vita molto diversi.
Un tema di grande interesse per l’artista, che in una recente intervista dichiara di essere stata molto influenzata dalla lettura di L’ordine del tempo di Carlo Rovelli. “Ho imparato che il tempo passa più velocemente in montagna che al livello del mare – sottolinea l’artista. – Come spiega Rovelli, “più in basso tutti i processi sono più lenti. Due amici si separano, uno vive in pianura e l’altro va a vivere in montagna. Si ritrovano anni dopo: quello che è rimasto giù ha vissuto di meno, è invecchiato di meno, il meccanismo del suo orologio a cucù ha oscillato meno volte.” Il tempo suggerito da METRONOME sfugge dunque alle definizioni meccaniche, lineari, cronologiche, esplorando come l’esperienza temporale sia imprevedibile e varia, legata a un vissuto personale e, forse, più simile a come la dipinge la fisica quantistica.
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