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I vincitori di Archiprix International '09
In gara le migliori tesi di architettura, urbanistica e paesaggio
Autore: rossella calabrese
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22/04/2009 - Il concorso biennale Archiprix International 2009 ha proclamato ufficialmente i nomi degli otto vincitori degli Hunter Douglas Awards.
 
Nella sua ultima edizione, svoltasi a Montevideo (Uruguay), il prestigioso riconoscimento, assegnato ai migliori neo laureati nel campo della progettazione, ha visto scendere in campo 218 facoltà universitarie di architettura, urbanistica e architettura del paesaggio, provenienti da 66 paesi, ciascuna delle quali ha segnalato il miglior progetto di tesi dell’ultimo biennio.
 
Il premio non prevede categorie o divisioni per continenti o paesi di provenienza delle proposte, l’unico criterio di selezione è la qualità progettuale dell'elaborato.
 
Nella giuria internazionale del premio, Salvador Schelotto (Uruguay) in qualità di Presidente, Mario Schjetnan (Messico), Anne Lacaton (Francia), Juan Herreros (Spagna), Sou Fujimoto (Giappone).
 
Ecco i nomi degli otto vincitori, selezionati da una rosa di 24 progetti finalisti.
 
- Pasqual Herrero Vicent, “Deeply Rooted Tree”, Universidad Politécnica de Valencia, Valencia (Spagna)
 
“Tutto è iniziato un pomeriggio, quando ho deciso di andare sul posto, un vecchio quartiere nel cuore di Valencia. Il sito contiene in sè l'essenza del progetto, si può camminare per le strade e sentire il passato con il suo ambiente artigianale... suoni, odori, persone, situazioni. Possiamo recuperare questa atmosfera con il progetto, ripristinando la vita e l'immagine a tutti i livelli nel tessuto urbano del quartiere? Questa è la storia di un albero profondamente radicato nel suolo che cresce al centro di un antico monastero che non esiste più. Si tratta del recupero delle attività e degli uffici all’interno e la creazione di nuovi spazi per la città all'esterno. È un albero che cresce da questa terra, creando una grotta dell’artigianato... una grande spazio sotterraneo che si materializza liberamente. La luce filtra delicatamente dai fori nel calcestruzzo, ispirando un senso di accoglienza e sicurezza.  L'albero appare in superficie. La sua forma deriva dal suo adattamento al contesto urbano, tutelando il verde al suo interno. Si tratta di un albero vuoto all’interno, uno spazio topografico continuo. È fatto di un’architettura in cemento ed essenze di legno, che lavorano con la luce, i materiali, le ombre, il movimento. Si tratta di un luogo per imparare, parlare, leggere. La sua “corteccia” è divisa in frammenti, con una pelle alternativamente piena e vuota per affrontare il sole, il vento, le intemperie. All'interno, la pelle è realizzata in tiranti di legno riciclato che scompaiono nei tronchi degli alberi nella piazza. L'albero è una scuola di architettura, un luogo per imparare a lavorare con artigiani, artisti e cittadini”. 
 
- Espen Folgerø, “Deviational Space”, Bergen School of Architecture, Bergen (Norvegia)
 
Il lavoro si concentra su come rivisitare in chiave attuale il centro della città norvegese di Kristiansund, rasa al suolo dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e riprogettata meticolosamente da Pedersen.
 
“Il progetto è così ben fatto da rappresentare ancora oggi un punto di riferimento per chiunque lavori col territorio urbano in questione. Il potenziale per lo sviluppo della nuova edilizia esiste ma dobbiamo cambiare il nostro approccio. Dobbiamo mettere da parte la mappa e guardare direttamente al territorio, in modo che la città possa riacquistare il dinamismo perduto. L’architetto più di ogni altro ha la possibilità di prender parte al dibattito attuale, relazionandosi con la committenza e con gli utenti”.
 
 
- Max Rink: “MAJA TURG: a market for Tallinn”, Delft University of Technology, Delft (Olanda)
 
L’avvento del neoliberismo economico, a seguito dell’indipendenza nazionale dell’Estonia (1991), ha segnato la nascita di nuovi comportamenti e nuovi spazi, dettati dall’insorgere di nuovi poli economici. L’ufficio per la pianificazione urbana di Tallin si trova oggi a fronteggiare problemi di natura urbana dettati dalla costante sottrazione di quelli che una volta erano spazi pubblici, oggi sempre più inglobati all’interno dei centro commerciali. Il lavoro focalizza l’attenzione sulla zona ovest di Tallin, laddove è collocato il vecchio mercato “russo” all’aperto, situato alle spalle della stazione.
 
“Il mercato funge da tramite tra il centro cittadino e la periferia e costituisce un elemento importante nella vita pubblica di Tallin, ma a causa del suo carattere marginale e della crescita esponenziale del nuovo intorno è assai probabile che la struttura perda la sua forma attuale. L’obiettivo del progetto è studiare il potenziale del mercato come sede di funzioni complementari. La sfida sta nell’integrazione della tipologia del mercato pubblico all’aperto con un programma addizionale, capace di dar vita a un tessuto urbano che non cada nel modello del centro commerciale. Il risultato è un complesso aperto, poroso, a forma di spugna, dove la funzione degli spazi non è definita una volta per tutte e dove un’architettura irregolare si anima e diventa “tattile” quando viene vissuta”.
 
- Ryo Kitazawa, “MArchitecture”, Tokai University, Kanagawa (Giappone)
 
Le complesse e varie relazioni tra gli edifici urbani di Tokyo sono oggetto di questo proposta. Nello specifico il progettista si è concentrato su quello che con un termine nipponico definisce “MA”. 

“Attraverso la mia ricerca ho individuato uno spazio particolare, che ho definito “MA urbano”, situato tra le costruzioni sottili di Tokyo. Queste costruzioni in Giappone sono chiamate “edifici - matita”: altezza media, massimo volume su un piccolo spazio, ubicazione in aree ad alta densità abitativa sono le caratteristiche principali dei volumi in esame. “MA urbano” è un termine con cui mi riferisco a una precisa distanza spaziale, capace di generare interazione tra chi vive quotidianamente questi “interstizi”. “MA” è un concetto peculiare del Giappone, basato sulla raffinata sensibilità del paese. È differente dal concetto di ‘vuoto’”, spiega il progettista.
 
 
- Sander Lap: “Markerpark”, Rotterdam Academy of Architecture and Urban Design, Rotterdam (Olanda)
 
L’inondazione del 1917 mise in moto il più grande progetto di recupero delle terre sommerse nella storia dei Pesi Bassi. Si trattava del Markerpark, una grande area naturalistica dedicata al tempo libero, la cui costruzione ebbe inizio nel 1942 ma fu lasciata a metà a causa  dell’occupazione tedesca. D’allora il progetto è rimasto incompiuto. La proposta si concentra sul recupero dell’area, immaginata come grande parco - museo all’aperto, costituito da un anello di arcipelaghi sottratti al mare, a dimostrazione della peculiare e  assai ingegnosa architettura olandese nella sua sfida millenaria contro l’erosione e l’acqua.
 
 
- Tomás García de la Huerta: “Regional Museum of Mine Site: North of Chile”, Universidad del Desarollo, Santiago (Cile)
 
“Il comune di Tierra Amarilla ha lanciato un progetto per il recupero della storica miniera 'Tránsito' (realizzata tra il 1743 e il 1748 durante la dominazione inglese) trasformata nel primo Museo cileno dedicato all’attività mineraria del paese. La facciata dell’edificio è situata sotto 8 chilometri di tunnel costruiti più di 300 anni fa, che raggiungono una profondità di 500 metri, una distanza equivalente all’altezza di un edificio a 170 piani, ovverosia di un grattacielo. Queste caratteristiche potrebbero trasformare le miniere abbandonate in una nuova, potente risorsa turistica ed economica per tutta la regione settentrionale del Cile”.
 
 
- Kazuaki Hattori, "Tokyo Littoral Art Center", University of Tokyo, Tokyo (Giappone)
 
“A Tokio l’occupazione illegale di vari punti del fiume Sumida  da parte di imbarcazioni abbandonate impedisce la possibilità di progettare luoghi di svago lungo il fiume. Un giorno mi sono imbattuto in un bellissimo deposito di legname dismesso all’ingresso del fiume. Questo tipo di costruzioni abusive provoca l’arretramento della linea costiera della Baia di Tokyo. Costruzioni di questo genere possono essere convertite facilmente in un punto di attracco per le imbarcazioni. Affiancando tutte le chiatte si potrebbe trasformare le piattaforme in spazi-mostra e atelier per gli artisti. Lo stesso fiume potrebbe diventare un museo temporaneo a cielo aperto”.
 
 
- Matthew Murphy, "Metropolitan Markets - The Shanghai MetroMarket Network", University of Edinburgh, Dept of Architecture - Edinburgo, Scozia.
 
Il progetto studia le possibili configurazioni spaziali derivanti dalla somma dell’economia tradizionale di Shangai, basata sull’artigianato e sulla manifattura e newtork commerciali globalizzati ed informatizzati. Il risultato è uno studio nato per ottimizzare la conformazione di quella che Murphy definisce “Rete del mercato metropolitano”, facilitando  un processo di modernizzazione così caratteristico come quello della megacity Shanghai.
 

  Scheda progetto: Deeply Rooted Tree
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  Scheda progetto: Deviational Space
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  Scheda progetto: MAJA TURG: a market for Tallinn
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  Scheda progetto: MArchitecture
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  Scheda progetto: Markerpark
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  Scheda progetto: Istituto Zappa Milano
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  Scheda progetto: Tokyo Littoral Art Center
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  Scheda progetto: Metropolitan Markets - The Shanghai MetroMarket Network
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  Scheda progetto: Regional Museum of Mine Site: North of Chile
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