31/05/2011 - L’intervento di ristrutturazione realizzato dall’architetto Gianni Rigo dello studio Rigo nel piccolo comune di Martellago, situato 15 chilometri a nord ovest di Venezia, è stato davvero complesso. L’architetto si è trovato di fronte non un singolo edificio, ma un complesso di edifici, di età e stili diversi che costituivano la vecchia fattoria della villa Grimani Morosini, comunemente conosciuta come Cà della Nave, e li ha convertiti non ad un singolo uso ma ad una varietà di usi con l’obiettivo di dare un senso coerente al progetto dell’intero complesso. Ca’ della Nave è diventata la nuova sede della Banca Santo Stefano ed accoglie ora uffici, spazi commerciali, museali, una sala convegni, un ristorante e un auditorium.
Il progetto dello Studio Rigo ha vinto un concorso ad inviti indetto dalla banca nel 2006. Il bando di concorso specificava che i manufatti storici dovevano accogliere uffici, spazi commerciali, museali, una sala convegni, un ristorante e un parcheggio interrato. Il progetto doveva inoltre ricucire il rapporto con il paese riconfigurando il vuoto urbano della corte il cui pregio derivava dalla molteplicità dei caratteri architettonici dei manufatti che su di esso prospettavano e che non erano espressamente vincolati, a eccezione dell’oratorio e dell’ala ovest. Alla Soprintendenza premeva comunque salvaguardare l’aspetto globale, riportare alla luce il valore di quei luoghi per la comunità di Martellago, preservare la ruralità e mostrare la bellezza di uno dei primi esempi di costruzione protoindustriale in cui è stato utilizzato il cemento armato con tamponamenti di laterizio.
In risposta a tutte queste richieste l’architetto prospettò una soluzione che metteva insieme tecniche di restauro con interventi del tutto nuovi. Sono state usate le tecniche tradizionali veneziane per intonacare le pareti con finiture del tipo marmorino e per pavimentare i terrazzi. Le travi di cemento ammalorate sono state rinforzate mediante la più recente tecnologia a fibre di carbonio, e i vari edifici sono stati uniti con un tunnel esterno di vetro, situato all’altezza del primo piano, il cui stile si rispecchia in quello della torre circolare vetrata posta dalla parte opposta della corte, contenente il vano scale e l’ascensore.
Negli interni l’architetto si è trovato davanti una serie di finiture diverse in vari stadi di integrità strutturale, ed ha subito deciso che un mix eclettico di trattamenti sarebbe stato la soluzione ideale. In due degli spazi principali, la sala consiglio e l’auditorium, ha deciso di allineare gli spazi utilizzando il legno di quercia bianca americana (American white oak). L’architetto Rigo preferisce qualificare e caratterizzare gli ambienti con articolazioni di volumi, sfalsamenti di piani orizzontali, tagli sui soffitti, ed a questa varietà e ricchezza di elementi o di prospettive contrappone una semplificazione delle finiture scegliendo di utilizzare pochi materiali se non uno solo. L’architetto commenta così la sua predilezione per il legno di quercia bianca (rovere) americana: “In quest’ottica, spesso per le mie opere scelgo il rovere americano: è un legno che si presta a molteplici impieghi, dai serramenti interni ed esterni all’arredo, dai rivestimenti alla pavimentazione, e che si presenta in varie declinazioni: la finitura della superficie può essere liscia, spazzolata, piallata o seghettata e protetta da vernice, olio o cera. Per finire può essere pigmentato, con ottimi risultati, anche nelle finiture argentee o dorate. Inoltre non si tratta di un’essenza di difficile reperibilità o da proteggere, ma è largamente diffusa e perciò anche il rapporto qualità prezzo è uno dei più vantaggiosi”.
La sala consiglio della banca dà al visitatore l’impressione di trovarsi dentro ad una scatola di legno finemente intagliata, ma senza nessun senso di oppressione: da un lato della sala si apre infatti un’enorme vetrata inserita in un muro di mattoni preesistente. In più, in due lati della sala ci sono finestre più piccole che si aprono sulla griglia aperta del muro in mattoni. In particolare di notte, la sala consiglio si vede benissimo dalla città: per questo il design doveva apparire altrettanto piacevole visto dall’esterno quanto gradevole da vivere all’interno.
Avendo deciso di limitarsi largamente ad un solo materiale, l’architetto Rigo lo ha fatto lavorare molto, combinandolo con piccole quantità di altri materiali e usando una serie di finiture diverse. Il primo elemento che colpisce il visitatore è il grande tavolo a ferro di cavallo della sala consiglio, in legno di quercia bianca americana.Il tavolo è originato da un profilo di 10 centimetri di spessore che si stacca obliquo da terra per piegarsi diventando il piano di lavoro orizzontale con una superficie liscia e continua che si protende a sbalzo verso le sedute. I 19 posti sono individuati da inserti di pelle chiara che richiamano il colore delle poltrone girevoli.
La pannellatura in quercia bianca della parete principale della sala, che è concava, è intervallata da fascette orizzontali di acciaio che interrompono la superficie di legno rimarcandone l’orizzontalità del paramento. Una porta scorrevole, montata ad arte ad una estremità, continua la decorazione orizzontale dando così l’impressione di una parete continua. Il controsoffitto di forma ovale richiama la forma del tavolo, ulteriormente accentuato da un elaborato ed elegante sistema di illuminazione. I pannelli di quercia bianca sono stati sapientemente curvati per accompagnare la forma del controsoffitto. La quercia bianca americana è usata anche per il pavimento.
Al piano superiore, in corrispondenza della sala consiglio, si trova l’auditorium, la cui copertura mantiene le travi originali. Questo spazio lungo e stretto converge verso una pedana alla quale si accede per mezzo di tre gradini dalle linee curve. Pavimento, pedana, gradini, boiserie e schienali delle sedute: tutto è realizzato in legno di quercia bianca americana. In questo ambiente il colore caldo della quercia contrasta con quello rosso vivo della pelle usata per le sedute e per contornare il lungo pannello decorativo del tavolo dei relatori. Anche qui la palette è limitata ma più vivace che nella sala consiglio, deliberatamente sobria.
Questi ambienti non sono stati restaurati per essere riportati al passato – e come potrebbe essere, dato che le loro funzioni sono così diverse da quelle primitive di un complesso agricolo/industriale? Ma i materiali naturali di alta qualità si accompagnano bene all’edificio restaurato. Il complesso è valorizzato dal trattamento intelligente che ne ha fatto l’architetto, trovando nuovi usi per edifici che non servono più alle loro funzioni originarie. Questi due spazi interni, così visibili dall’esterno, contribuiscono ad offrire alla cittadina un’immagine accogliente e mostrano che, anche se le funzioni dell’edificio sono cambiate, il complesso entra in una nuova fase della sua esistenza.
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