19/09/2019 - “Costruire, abitare, pensare” è il programma culturale di Cersaie dedicato all’architettura e al design, giunto quest’anno all’XI edizione. La rassegna ospita ogni anno architetti e designer di fama provenienti da tutto il mondo per presentare i propri progetti e la propria visione sull’architettura contemporanea.
Ospiti di questa edizione saranno il cileno Felipe Assadi, noto per l'utilizzo di materiali economici, facilmente trasportabili e smontabili, l'indiana Anupama Kundoo, che basa la sua ricerca progettuale sugli aspetti dell'architettura sostenibile, i francesi Dominique Jakob e Brendan MacFarlane, che focalizzano il proprio lavoro sull'utilizzo della tecnologia digitale come strumento concettuale e mezzo di produzione, e infine l'argentino Emilio Ambasz, tra i principali esponenti dell'architettura a bassi consumi energetici.
È l'architetto cileno Felipe Assadi il primo ospite del programma culturale di Cersaie 2019, con una conferenza che si tiene mercoledì 25 settembre alle ore 10.30 presso la Galleria dell'Architettura.
Il suo lavoro si sviluppa tra Cile, Messico, Guatemala, Perù, Porto Rico, Venezuela, Stati Uniti, Ecuador e Colombia. Tra le sue opere più note, la "Casa Remota", in Cile, una casa di 80 metri quadri che si può montare e smontare in sole 6 ore di lavoro e la "Casa 20x20", sempre in Cile, basata sulla modulazione di una piastrella di ceramica 20cm x 20cm.
Nella giornata di mercoledì 25, il programma vede la partecipazione dell’architetto Anupama Kundoo che, alle ore 16.00 presso la Galleria dell’Architettura, tiene una conferenza sulla propria esperienza progettuale in India.
Anupama Kundoo da sempre dimostra una forte attenzione alla ricerca e sperimentazione di materiali volti ad un’architettura a basso impatto ambientale ed appropriata al contesto socio-economico in cui questa si erge. Il suo lavoro si estende anche alla progettazione urbana, grazie alla sua esperienza in urbanizzazione rapida legata allo sviluppo - di cui ha ampiamente scritto. Recentemente ha proposto delle strategie per la realizzazione di una città del futuro in Africa, presentate alla Triennale di Milano nel 2014.
Dominique Jakob e Brendan MacFarlane, dell’omonimo studio di architettura, partecipano alla conferenza che si tiene giovedì 26 settembre alle ore 10.30 presso la Galleria dell'Architettura.
Jakob+MacFarlane ha sede a Parigi dove è stato fondato nel 1992, e focalizza il proprio lavoro sull’utilizzo della tecnologia digitale sia come strumento concettuale sia come mezzo di produzione, utilizzando nuovi materiali per creare ambienti più flessibili. I loro progetti principali includono il Ristorante Georges all’interno del Centre G. Pompidou a Parigi (2000), la ricostruzione del teatro di Pont-Audemer in Normandia (2001) e la biblioteca Florence Loewy Books di Artists in Paris (2001), I Docks di Parigi (2008), il Cube Orange (2010) e la sede di Euronews a Lyone (2014).
L’architetto argentino americano Emilio Ambasz e l’architetto italiano Attilio Stocchi sono ospiti del programma con due conferenze dal titolo “Profezia verde” e “Nascitura”, che si svolgono giovedì 26 settembre alle ore 16.00 presso la Galleria dell'Architettura.
Le conferenze trattano dell’attualissimo tema della sostenibilità ambientale secondo una prospettiva non convenzionale rispetto ai correnti trend della cosiddetta green architecture.
Autore, sin dei primi anni ‘80, del manifesto “green on gray”, Emilio Ambasz - noto al pubblico italiano anche per la sua celebre mostra del 1972 al MoMA di New York, “Italy: the new domestic landscape”, e per le architetture della Banca dell’Occhio e dell’Ospedale di Mestre - ha perseguito, sin dal 1975, con la Casa de Retiro in Andalusia, Spagna, una originale ricerca dove il ritorno alla Natura si coniuga con un vivido interesse per la tecnologia e per l’arte. Fu allora infatti che l‘idea di sostenibilità (come isolarsi dal terribile caldo dell’Andalusia) si tradusse per la prima volta in un’architettura originale che si ispira alla millenaria tradizione del costruire sotto terra (come lo yaodong in Cina), ma si realizza in una potente immagine poetica che esalta la visione della casa come rifugio.
Critico di un’idea superficiale di sostenibilità dove la tecnologia si sovrappone all’architettura e la stessa presenza di verde risulta spesso una meccanica applicazione a strutture convenzionali, Ambasz pensa che l’Architettura debba essere innanzitutto un atto poetico e un risarcimento delle sofferenze inflitte alla terra da una dissennata e distruttiva attività costruttiva.
Questo sito non utilizza cookie di profilazione ma solo cookie tecnici per funzionare correttamente e cookie di Analytics per raccogliere statistiche anonime sulla navigazione. Continuando la navigazione su questo sito si accetta la Cookie PolicyX non mostrare pi�