17/09/2008 – “L’edificio ¨¨ un involucro che non deve essere legato al contenuto: come un barattolo di caff¨¨, nel quale teniamo cose di poco valore, o una scatola di scarpe con una seconda vita, forse pi¨´ interessante, come scatola contenente fotografie”: questo l’assunto alla base di Hotel Polonia. The afterlife of building, mostra promossa nel padiglione polacco, vincitore del Leone d’Oro per la migliore Partecipazione nazionale all’11ª Mostra Internazionale di Architettura di Venezia.
La premiazione, avvenuta il 13 settembre all’interno del Teatro Piccolo presso l’Arsenale, ha visto anche l’assegnazione del Leone d’Oro per il miglior progetto di installazione a Greg Lynn Form (Usa, espone alle Corderie dell’Arsenale in Installations) col suo lavoro Recycled Toys Forniture e del Leone d’Argento per promettenti giovani architetti al gruppo cileno Elemental (espongono al Padiglione Italia ai Giardini in Experimental Architecture). Del Leone d’Oro alla carriera e del Leone d’Oro Speciale per uno storico dell’architettura sono stati, invece, rispettivamente insigniti Frank O. Gehry e James S. Ackerman.
Nelle motivazioni individuate dalla giuria per l’attribuzione del Leone d’Oro per la migliore Partecipazione nazionale si legge: “una combinazione significativa di arguzia, tecnologia ed intelligenza che sollevano la questione del ciclo di vita degli edifici all’interno delle citt¨¤ contemporanee, soprattutto nei paesi ad economia pi¨´ debole. Oscillando tra arte e manifesto d’architettura, il padiglione ha stimolato in direzioni molteplici l’immaginazione dei membri della giuria. Rispondendo alla difficile sfida posta dal tema della Biennale, ¨¨ riuscito nello stesso tempo a esprimere una profonda sensibilit¨¤ verso i problemi della propria nazione”.
Il progetto, ideato Nicolas Grospierre e Kobas Laksa, si concentra sull’inapplicabilit¨¤ di concetti come “eterno” ed “immutabile” all’architettura e su quali possibili cambiamenti possano invece “segnare” quest’ultima con l’andar del tempo, nella volont¨¤ di “provocare la discussione sulla “durabilit¨¤” dell’architettura. ‘Sgonfiare’ gli edifici che credono che i cambiamenti non li riguardino”.
Con questo proposito, Grospierre e Laksa selezionano sei edifici, differenti per destinazione funzionale e stile architettonico, realizzati in Polonia negli ultimi anni: il Santuario di Nostra Signora delle Pene a Liche¨½, la Biblioteca Universitaria, il Marina Mokotow, il Metropolitan, il Rondo 1, il Terminal 2 dell’Aeroporto Internazionale Chopin a Varsavia. Trait d’union “il prestigio e l’orgoglio, la fede nell’eternit¨¤ e nell’immutabilit¨¤ dell’architettura” a cui ognuno di essi sembra rimandare. “Tutti e sei gli edifici, orgogliosi di s¨¦, dovranno sottostare al tempo. Osservate i possibili mutamenti”: da questo assunto partono i lavori dei due architetti.
Grospierre realizza per ciascuna struttura due scatti che ne raffigurano l’aspetto attuale. Kobas Laksa lavora invece su come esse possano apparire in futuro offrendone immagini provocatorie, a tratti divertenti, a tratti inquietanti. Tra queste, il Terminal 2 del nuovissimo aeroporto internazionale Chopin di Varsavia, tramutato in un enorme stalla popolata da mucche ed oche, e la Biblioteca dell’Universit¨¤ di Varsavia adibita a gigantesco centro commerciale.
Anche l’allestimento del Padiglione ¨¨ stato sottoposto ad un intervento simile a quello usato per gli edifici raffigurati nelle immagini di Laksa, tramutato in un “luogo dove poter dormire”. Sostengono i curatori della mostra: “in un luogo cos¨¬ affollato come Venezia, con il perenne problema della scarsit¨¤ di letti negli hotel, ¨¨ indecente tenere vuoti per la maggior parte dell’anno i padiglioni della mostra. Potrebbero servire in modo diverso: ad esempio come hotel. Hotel Polonia nel complesso Verde dei Giardini di Castello – non ¨¨ necessariamente un’utopia”.
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