21/06/2013 - Almeno due assiomi del lighting design vengono messi in discussione in AIM, l‘ultimo progetto di Ronan & Erwan Bouroullec con Flos.
Il primo di questi assiomi, parlando di apparecchi a soffitto, è senz’altro la centralità geometrica del punto luce: in alto, all’intersezione delle diagonali di quei volumi geometrici che sono le stanze, si devono sospendere i lampadari. Ebbene Aim si rende indipendente da tale omaggio alla tradizione proponendo sì un sistema di sospensione, ma liberato da ogni concetto di centralità: la lampada si potrà posizionare ove si vorrà, andando a recuperare la connessione elettrica a terra, mediante lunghi cavi.
La seconda “rottura estetica”, e quindi comportamentale, riguarda proprio i cavi. Da sempre viene insegnato a chi progetta luce che il cavo è un elemento unicamente funzionale e, come tale, da nascondere, da utilizzare con parsimonia: qualsiasi abbondanza di cavo, in specie a soffitto, veniva letta come una “sistemazione provvisoria”. Ebbene Ronan & Erwan rovesciano anche questo presupposto: non solo Aim potenzialmente rifiuta la centralità, ma può moltiplicarsi in una foresta di cavi. Cavi che salgono e cavi che scendono, cavi con una chiara funzione estetica. Il vero e proprio riflettore è in fondo meno importante, semplicemente un frutto sospeso su uno qualsiasi di essi, ad un’altezza da valutare, con un’inclinazione modificabile. Aim non è quindi solo una lampada, ma piuttosto un’installazione in nuce. Fa riferimento, pur essendo un impeccabile prodotto industriale, non tanto alla filosofia del design quanto a quella dell’arte.
Non è d’altronde la prima volta che i Fratelli Francesi, tra i pochissimi progettisti che siano riusciti, negli ultimi dieci anni, a raggiungere quell’empireo del design ove i nomi si ripetono sempre uguali, ci sorprendono con la loro “visione laterale”. Nulla viene assunto da Ronan e Erwan come scontato, anzi i cosiddetti “punti fermi” paiono ribaltarsi per loro in “punti di partenza” dell’indagine progettuale. Il tessuto non servirà allora a foderare divani e poltrone, ma a tracciare volumi diamantati sulle pareti; i letti non si posizioneranno a terra, ma saranno issati su gambe e chiusi in gabbie; le librerie rinunceranno a lunghi piani orizzontali per trasformarsi in nuvole a moduli circolari; i divani, usualmente destinati alla conversazione, potranno diventare isole di meditazione individuale; un lavabo non sarà più una bacinella, ma piuttosto un paesaggio.
E un paesaggio è in sostanza anche questa lampada. Nata nel 2010, con il suggestivo nome di “Lianes” come oggetto in serie limitata per la parigina Galerie Kreo, e pertanto realizzata artigianalmente in fibra di vetro, corian e pelle, nulla perde oggi nel suo passaggio alla produzione industriale, anzi: la maggiore asciuttezza della materia, la semplificazione cromatica fa sì che il gioco spaziale sia ancor più evidente.
Utilizzabile singolarmente, Aim trova infatti nella moltiplicazione la sua apoteosi e ci propone quindi una modificazione di giudizio: gli oggetti lampada andranno d’ora in avanti valutati ancora individualmente o piuttosto come sistemi “virali” capaci di diffondersi nello spazio?
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