12/12/2019 - Casa di Confine, la residenza privata realizzata da Simone Subissati Architects a Polverigi (Ancona) è posta sul crinale di una collina, tra il costruito e la campagna, in rapporto diretto e aperto con l’ambiente naturale che la ospita.
Un'architettura guidata da una forte dimensione concettuale, dalla ricerca di un senso di apertura e di sconfinamento, e che ora diventa protagonista di uno short-film della regista Federica Biondi.
Girato durante un giorno di trebbiatura, Rustico è un racconto per immagini raffinato e poetico. Lo short-film diventa l’occasione per esplorare e declinare alcuni dei temi che hanno guidato il progetto di Subissati: “L’amore per la natura e la terra a cui apparteniamo, lo spazio (inteso come architettura) che l’uomo costruisce per sé e che favorisce questo bisogno profondo, strutturale e, per finire, la mancanza come fattore inesorabile costitutivo dell’uomo."
In questo modo Rustico indaga lo spazio costruito al pari di quello naturale, attraverso i movimenti e le azioni dell’abitante della casa, interpretato da Pietro Conversano. La piscina che diventa un lavatoio, la semplicità del pasto frugale a base di pere, il contatto con il terreno sia in casa sia fuori sul prato e con il vento sul ballatoio: le interrelazioni tra spazio domestico e naturale non si limitano alla collocazione geografica e ai punti di attraversamento lungo il perimetro della casa, ma continuano nelle scelte dei materiali e nella fruizione degli spazi progettati che l’abitante sperimenta attraverso un contatto non mediato e guidato da un desiderio di comunione con la natura, con le forme di vita che gli stanno attorno.
Nello short-film Biondi traduce in immagini le intenzioni del progetto. Lo sguardo della regista ci accompagna dall’esterno all’interno della casa, a scoprire le forme e gli spazi disegnati dall’architetto, dal soggiorno, al giardino d’inverno, alla vasca d’acqua posta all’esterno, dal giorno alla notte, a una nuova alba.
Come racconta Subissati, “lo spazio funziona come una composizione, un equilibrio, una partitura, tra chiuso e aperto. Aperto verso l’esterno per far entrare. Chiuso per proteggere”.
“L’uomo gioca con la casa, con i suoi colori, le linee, il perimetro, le luci, ci si interseca come fosse l’uno la pelle dell’altra. Si solleticano, si stuzzicano, accostano nelle sequenze le loro somiglianze”, ha detto la regista Federica Biondi. Alternando riprese dall’alto a dettagli domestici, la regista Federica Biondi, accompagnata dalle musiche di Giardini di Mirò, racconta con delicatezza e con occhio architettonico uno spazio consapevole della sua geografia e un tempo scandito dal passare delle stagioni, mettendo al centro il dato materico e quello luminoso, grazie a una attenta fotografia, curata da Michele Coppari.
“ll lusso è nella modalità di fruizione degli spazi, nel tipo di vita che il progetto e il sito invitano a fare. Non nell’ostentazione di oggetti o arredi vistosi e preziosi”, ha affermato l’architetto Simone Subissati. In accordo con le considerazioni di Subissati, che nella definizione del lusso a sfarzo sostituisce termini come fruibilità e libertà, il racconto di Federica Biondi è infatti un racconto di appropriazione degli spazi e di comunione con l’ambiente domestico e con il territorio. Dichiara la regista: “le origini non sono solo quelle familiari, ma anche quelle di una casa che non è quella dove si è nati ma piuttosto quella dove ci si sente più se stessi, in linea con l’universo, la materia, la Natura, in un ritorno alla purezza”.
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