Dimensione testo |
|
23/02/2021 – A Vignolo, in Valle Stura, una casa di legno e vetro emerge dal terreno come un germoglio perfettamente integrato nella bellezza dei boschi nei quali è immerso. Esempio straordinario di architettura sensibile al paesaggio, il progetto di Dario Castellino ha trasformato le limitazioni imposte dalla conformazione del terreno in opportunità di bellezza. È così che la struttura della casa, completamente immersa nel verde, è stata studiata affinché la natura fosse libera di entrare e far parte di essa.
“Volevamo catturare in ogni stanza, soprattutto nel lungo ambiente del soggiorno e della cucina le forme fluide della natura che ci circonda” – raccontano i proprietari Emiliano e Lorena.
“La casa appoggia delicatamente sulle morbidezze del pendio - spiega l’architetto Dario Castellino - senza invadere o opprimere, anzi come fondendosi con il terreno. Avremmo potuto contenere il terreno con terrazzamenti in cemento armato, ma non era certo questo l’obiettivo, volevamo piuttosto che il disegno valorizzasse il territorio e che il verde avvolgesse la casa”.
L’ispirazione del progettista prende spunto sia dalla passione del proprietario Emiliano per l’architettura delle case giapponesi sia dalle caratteristiche forme delle case di montagna.
Dall’ispirazione di matrice orientale, l’edifico deriva la delicatezza e l’equilibrio quasi filosofico della struttura che non si impone, ma si adegua al paesaggio adagiandosi docilmente sul pendio della vallata. Tre lunghe pareti di vetro nel corpo dell’edificio accolgono tutta la luce – e l’ombra – della collina “senza il bisogno tutto occidentale di snidare con lampade sino all’ultima particella d’ombra” come scriveva lo scrittore giapponese Junichiro Tanizaki.
Dall’ispirazione di matrice alpina, nascono le lunghe travi in legno inserite sulle due pareti per collegare le testate delle travi che si appoggiano su di esse e per ripartirne il carico. Il soggiorno è una lunga navata che conduce alla cucina, aperta sul terrazzo che s’affaccia su campi interminabili e dove, di nuovo, è stata scelta una soluzione che non ferma lo sguardo: una ringhiera sottile di cavetti d’acciaio su una struttura che appare letteralmente sospesa in aria. Il Giappone ritorna nelle portefinestre scorrevoli che come shoji – pannelli verticali montati su scanalature nel pavimento e nell’architrave – consentono una relazione ininterrotta con gli spazi esterni, dai quali non si dividono mai completamente.
Un pergolato in ferro battuto unisce la struttura principale all’antico cascinale completamente ristrutturato che conferisce all’abitazione un tocco di originalità e tradizione grazie al suo tetto rifatto con i tronchi dei vecchi edifici, ripuliti e restaurati come i mattoni e gli infissi, tornati a nuova vita.
|
Consiglia questa notizia ai tuoi amici
|
|