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21/06/2023 - Si chiama Villa Tarika la casa sulle sponde del lago di Garda firmata da Filippo Bricolo | Bricolo Falsarella Associati.
“Da secoli il paesaggio del Lago di Garda è segnato da una natura forte fatta di montagne, rocce, declivi che raccontano la grande avventura geologica che lo ha formato” spiega l’architetto.
“Questi fattori, un tempo oggetto di incondizionata ammirazione, stanno entrando sempre di più in un cono di invisibilità.
Oggi ai fenomeni tipici del dopoguerra, come l’antropizzazione e la successiva sovrapposizione dei livelli visivi generati dal turismo di massa, si aggiungono fenomeni come l’anestetizzazione dello sguardo derivata dall’ipertrofia dell’immagine, dalla superficialità e dalla velocità.
Per tornare a vedere o a vivere l’intensità di questo paesaggio è necessario rallentare.
Villa Tarika è una strategia di rallentamento.
La villa forma un filtro tra la velocità della vita ed il lago determinando un luogo di pace dove ritrovare sé stessi nella contemplazione della natura.
Per formare questo rallentamento la villa si basa sulla convivenza di spazi di visione del lago e momenti di riduzione della vista.
In questo modo la casa si trasforma in un’epifania giornaliera basata sulla riscoperta continua innescando quel tempo lento che è necessario per tornare ogni giorno a vedere l’interrogativo esistenziale del Lago.
Una volta arrivati, Villa Tarika, si presenta chiusa da un grande muro in pietra e da una parete in doghe verticali. In questa posizione il lago non appare visibile.
Entrando da un piccolo varco si accede al primo piano in una zona coperta che forma un ibrido tra uno spazio esterno ed uno interno. Qui si incontrano una serie di situazioni segnate da cornici di visione che inquadrano porzioni di elementi naturali come la Rocca di Garda, il Monte Luppia o i folti alberati presenti nell’intorno. Tali sguardi parziali si offrono come suggerimenti, avvertimenti o anticipazioni della visione del lago che si avrà solo una volta scesi al piano terra.
Si tratta di “dispositivi critici” che sono tipici del nostro studio e sono disegnati ponendo in equilibrio il desiderio naturale di raggiungimento con un calcolato impedimento momentaneo. Tali espedienti proseguono una volta entrati nella casa. Anche all’interno i meccanismi di anticipazione sono alternati a filtri provvisori. Entrati nell’ingresso si ha una visione multipla: una grande finestra permette di vedere contemporaneamente il Lago ed il soggiorno sottostante, mentre un lucernario fa scivolare la luce evocativa del paesaggio lacustre nel centro della casa.
Anche i mobili partecipano a questa sofisticata ed invisibile elaborazione. Tutti le pareti che definiscono le stanze sono fatte in castagno (una pianta tipica della zona) e sono colorate in maniera stonalizzata e quasi impercettibile con i colori tipici del lago: l’azzurro grigio del cielo ed il verde spento dell’olivo e del leccio. Tale colorazione è fatta in modo delicato e non dichiarativo così da agire solo in maniera subliminale. Alcune boiserie nascondono le camere (non ci sono tramezze a vista nella villa) mentre una scala a doghe costituisce un filtro ritmico di luce e colore mentre si scende immergendosi progressivamente nella luce del Lago del piano terra dove le visioni progressivamente si aprono senza mai raggiungere la totalità.
Esternamente la casa è costruita in roccia sbozzata utilizzando le pietre della zona come è sempre avvenuto in questi luoghi. Questa scelta determina una ricercata continuità materica e cromatica con il retrostante Monte Luppia e la sottostante riva, entrambi realizzati con la stessa roccia. Un muro in pietra scivola fuori dalla casa e forma una sorta di abbraccio che fa da eco alla forma del golfo. L’abbraccio-muro guida lo sguardo sul lato opposto, là dove il golfo si chiude con la sagoma in controluce della Rocca di Garda, nome rivelatore che deriva da Warda, guardia, guardare, come se l’invito ad osservare fosse nella genesi del lago e di questo luogo, un invito al guardare che la casa fa proprio fino a tentare di coincidervi”.
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