13/05/2013 - FLOS, ancora una volta, ha rubato la scena di Euroluce, la fiera biennale del Salone del Mobile dedicata all’illuminazione, mostrando le novità delle Collezioni Design e Architetturale in uno stand esclusivo di oltre 1.000 mq progettato da UglyCute, un gruppo di giovani creativi svedesi, sotto la direzione artistica di Omar Sosa. Una rosa complessiva di circa 25 nuovi modelli presentati, tra cui i nuovi pezzi iconici di Konstantin Grcic, Ron Gilad, Philippe Starck, Paul Cocksedge, Piero Lissoni, Rodolfo Dordoni, Antonio Citterio, Marc Newson e del duo milanese Nicoletta Rossi & Guido Bianchi, anch’essi al loro debutto nella squadra di FLOS con Ipnos, un magico parallelepipedo di pura luce.
STRING LIGHTS | design Michael Anastassiades
«Ogni volta che prendo un treno, mi siedo davanti al finestrino e osservo l’effetto dell’alta velocità sulla serie perfettamente parallela di fili che collegano i piloni della luce. Amo guardare il modo in cui dividono il paesaggio e come gli astri spuntino, attraverso i fili, a intervalli irregolari. Amo anche come, nelle culture mediterranee, i fili della luce si allungano tra i pali per delimitare uno spazio esterno, ad esempio una piazza di paese durante una festa notturna. E infine, amo come l’ingenuità umana si arrabatti intorno ai problemi creati dalle incombenze casalinghe e abitative, come ad esempio gli interruttori e i punti luce che altri hanno scelto di posizionare in punti che noi non avremmo mai voluto».
Così Michael Anastassiades, designer cipriota che vive a Londra, classe 1967, descrive il principio ispiratore della lampada da soffitto String Lights: un filo elettrico nero che entra in relazione con l’architettura di uno spazio, inserendosi in modo preciso nelle linee formate dalle pareti di una stanza. E da cui si protendono due differenti fonti di luce: la prima a forma di triangolo isoscele, la seconda di forma sferica. Un sistema di tensori rende volumetrica e tridimensionale la forma tratteggiata da questa cordicella leggera che gioca con lo spazio, mentre le due lampade diffondono una calda luce a LED. Minimale, poetica, come un tratto di matita disegnato nell’etere, String Lights è una sospensione originale, concettualmente semplice e ardita, allo stesso tempo.
Anastassiades è da sempre alla ricerca dell’essenza primigenia e originaria delle forme e dei materiali. Un design che va nella direzione dell’astrazione, una ricerca di purezza che segue percorsi di scarnificazione, per riportare oggetti e materiali alla dimensione spoglia delle origini. «Il mio lavoro nasce da un’idea di sottrazione. Perché un oggetto spogliato e riportato alla propria nuda essenzialità è l’ultima, definitiva espressione della bellezza». Un’ingannevole semplicità la sua, per oggetti pieni di una vitalità inaspettata, espressione di un’altissima qualità artigianale. Lampada a sospensione. Disponibile in due modelli: sferica e conica. Interruttore dimmerabile con tecnologia Soft Touch.
IC LIGHTS | design Michael Anastassiades
«Ricordo che guardando un cortometraggio su di un giocoliere, Tony Duncan, mi stupivo della sua abilità nel ruotare le sfere nel palmo delle mani e intorno a tutta la lunghezza delle braccia. C’erano attimi in cui le sfere sembravano perfettamente immobili sulla punta delle sue dita. E solo se guardavi bene, avresti potuto vederle ruotare per trovare l’equilibrio. Poi per caso mi sono imbattuto in alcune vecchie foto di Paul Cinquevalli, che catturavano quell’istante di pura arte del ‘contact juggling’». Michael Anastassiades Uno stelo di ottone satinato. E in cima, come fosse in equilibrio, una sfera in vetro di 30 centimetri che sporge in bilico, sulla terminazione inclinata del bastone. Una palla opalescente, che pare voglia scivolare via, apparentemente instabile.
Come se si trattasse di un oggetto circense, o lo strumento del numero di un giocoliere che magicamente riesce a far stare in equilibrio entrambi gli elementi -sfera e bastone-, la lampada da terra IC Lights di Michael Anastassiades (declinata anche nelle varianti da parete, da tavolo e da sospensione) ha la grazia poetica e la visionarietà progettuale che da sempre caratterizzano il lavoro del designer cipriota. Eppure, questa lampada ha alle spalle trascorsi insospettabili, che pescano nella più stringente attualità. A partire dalla sigla, IC, che rimanda a quell’Identification Code con cui il Dipartimento inglese all’immigrazione classifica i paesi e le origini degli immigrati che sostano sul suolo britannico. E così, progettando questa lampada, Anastassiades ironizza sulle identità in bilico, riflette sull’equilibrio precario della condizione di straniero, di una vita attenta a non rotolare via, proprio come una sfera su un piano inclinato.
Anastassiades è spesso portato a frequentare i territori di confine tra design e arte contemporanea; una filosofia, la sua, che guarda alla realizzazione di oggetti in grado di produrre un valore permanente, sempre border line con l’opera artistica. Progetti e cose che nascono da un’elaborazione filosofica e, il più delle volte, poetica. Ma Anastassiades non trascura la meticolosa ricerca dei materiali e di un’artigianalità che rende ciascuno dei suoi oggetti di una preziosità unica, come nel caso di IC Lights, con la scelta dell’ottone spazzolato e della graffite verniciata. Famiglia di lampade disponibile nelle versioni da tavolo, sospensione, pavimento e da parete. Diffusore opalino in vetro soffiato.
OK | design KONSTANTIN GRCIC
«Una storia davvero brillante dell’evoluzione del design, quella della lampada Parentesi: l’idea originale di Pio Manzù di creare una fonte luminosa che potesse scorrere verticalmente dal soffitto a terra e ruotare a 360° sul suo asse, fu poi adattata da Achille Castiglioni in seguito alla morte prematura del suo giovane amico, nel 1969. Una bella illustrazione storica ci rivela l’accurato processo di raffinamento e trasformazione che portò i primi concept schematici al prodotto finale. La lampada Parentesi fu lanciata da Flos nel 1972 e da allora continuamente prodotta. Quarant’anni dopo, molto è cambiato. Il mondo dell’illuminazione ha visto un passaggio fondamentale dalla classica lampadina a una varietà di tecnologie illuminotecniche innovative, che hanno creato nuove opportunità per il design e per la manifattura delle lampade.
Disegnare una lampada oggi non si limita alla creazione di un oggetto intorno a una data fonte luminosa: significa disegnare la fonte luminosa stessa. Questo mi ha spinto a pensare alla Parentesi, la lampada che in assoluto ha celebrato il bulbo tradizionale nel modo più affascinante ed efficace. Sarebbe stato possibile ripensarla ancora una volta, ipotizzando un passaggio del testimone da Manzù-Castiglioni ad un altro futuro?». Konstantin Grcic
Un disco che irradia. Un sole appeso a un filo. Un cerchio luminoso che abbraccia lo spazio: questo è OK, una forma circolare e piatta, con un cavo che funge da binario e che si dipana dal soffitto fino a terra. Il suo nome ricalca la sua forma e cita l’iniziale del nome del suo autore, il designer tedesco Konstantin Grcic. Con la lampada OK, anche stavolta, Grcic unisce sperimentazione tecnologica, sensibilità progettuale e gusto per le forme essenziali. Una passione per la tecnologia e per i materiali che si traduce ormai da anni in un design che parla il linguaggio della semplicità, dell’avanguardia innovativa e del confronto con la storia del design.
Così Grcic rende omaggio ad un’icona del disegno industriale italiano, ridisegnando la sua fonte originale come una superficie ultrapiatta a LED con tecnologia ‘edge lighting’, direzionabile a 360°. Il tubo sagomato, a forma di parentesi appunto, della lampada originale, mantiene la funzione di scorrimento in verticale sul cavo di acciaio, ma si trasforma in una piccola scatola rettangolare che ospita le componenti elettroniche e uno switch a tecnologia soft-touch. Il contrappeso cilindrico di una volta è sostituito da una forma conica di più semplice installazione. Solo l’attacco al soffitto, il rosoncino magnificamente disegnato da Achille Castiglioni, rimane identico, lo stesso pezzo di metallo sottile.
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