08/02/2016 - Che l’Italia sia lo scrigno di un ricco e diffuso tesoro artistico e culturale invidiatoci da tutti è cosa nota. Un patrimonio legato non solo a celebrati musei, palazzi, chiese ed edifici delle grandi città d’arte, ma anche a molti siti e insediamenti meno conosciuti al grande pubblico -di altrettanta importanza- ospitanti dei capolavori unici.
Rinascita di un museo
Come nel caso del Museo degli Affreschi “Giovanni Battista Cavalcaselle” di Verona, riaperto il 15 novembre dello scorso anno, ampliato e rinnovato da un nuovo percorso espositivo fatto di spazi sapientemente recuperati, così da integrare la grande raccolta di opere di epoca medievale e rinascimentale già presenti nel sito sin dalla nascita del museo nel 1973.
Intitolato al Cavalcaselle, da alcuni ritenuto il fondatore della moderna storia dell’arte in Italia, ha sede nell’area dell’ex convento di San Francesco al Corso, le cui origini risalgono al XIII secolo, che ospita anche la celebre Tomba di Giulietta, con annessi spazi adibiti a verde e all’esposizione di reperti lapidei.
Rapporto luce e arte
Alla rinnovata sede museale, un contributo essenziale è quello fornito da Linea Light Group, grazie ad uno specifico progetto volto a illuminare gli imponenti sottarchi arricchiti da alcuni ritratti di imperatori romani, provenienti dal Palazzo Scaligero di Cansignorio, affrescati da Altichiero a partire dal 1364 e staccati nel 1967.
Un’ operazione delicata, dato l’oggetto da illuminare e il contesto in cui è inserito, dall’esito riuscito grazie alla competenza dell’azienda trevigiana nel settore dei “beni artistici”.
Un intervento audace, visto il rapporto esistente tra luce e arte, dove la prima deve favorire la percezione cognitiva ed emozionale del visitatore, traducendosi in soluzioni prive di aggressività nei confronti dei materiali e senza alterarne i colori, e nel rispetto assoluto dello spazio ospitante.
Nel caso dei sottarchi esposti al museo veronese occorreva rispettare alcuni precisi vincoli, legati all’installazione di downlight orientabili all’interno di un contenitore in alluminio con funzione anche strutturale, facente da sostegno agli archi stessi attraverso dei tiranti a soffitto.
Altro punto critico era costituito dallo spazio piuttosto ristretto per la dissipazione del corpo illuminante, pari ad appena 4 centimetri.
La soluzione è caduta sul modello Anton della collezione i-LèD di Linea Light Group, sottoalimentato a 500 mA con ottica basculante. Il corpo dell'apparecchio, realizzato in alluminio, presenta una finitura di colore nero, ottenuta tramite verniciatura e si caratterizza per grado di protezione IP45.
Una soluzione dove la tecnologia evoluta ben si sposa alla ricercatezza del design.
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