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Emergenza Coronavirus. A rischio il Salone di giugno
Intanto le aziende italiane chiudono gli stabilimenti produttivi fino al 3 aprile
Autore: roberta dragone
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Piazza Duomo, Milano - photo credit: Noppasin Wongchum Piazza Duomo, Milano - photo credit: Noppasin Wongchum
24/03/2020 - È passato quasi un mese dalla comunicazione ufficiale dello slittamento a giugno dell’edizione 2020 del Salone del Mobile di Milano. Ma nel frattempo la situazione non è migliorata, e in tanti continuano a chiedersi “ma il Salone si farà davvero a giugno?”. E mentre l’emergenza Coronavirus sembra non voler concedere ancora alcuna tregua, iniziando a minacciare seriamente anche gli altri stati europei e quelli oltreoceano, giunge in Italia il nuovo decreto che sancisce l’obbligo di chiusura degli stabilimenti produttivi di tutte le aziende italiane, fatta eccezione per quelle che producono beni di prima necessità. Per ora fino al 3 aprile. E non è affatto da escludere una possibile proroga. Ma giugno non è poi così lontano. È allora davvero plausibile l’ipotesi che l’appuntamento più importante con il design internazionale aprirà le porte dal 16 al 21 giugno?
Mentre il mondo del design si divide tra possibilisti e non, si attende con ansia una nuova comunicazione ufficiale che spazzi definitivamente via ogni dubbio.
 
Qualcuno ha persino nel frattempo immaginato –  proprio nei giorni in cui dilagava l’emergenza sanitaria con una situazione sempre più preoccupante anche per gli altri paesi – improbabili scenari sostitutivi di una “Milano virtuale” sul web, da inaugurare addirittura ad aprile, nei giorni in cui si sarebbe dovuta inizialmente svolgere la settimana milanese del design.
Iniziativa debole, nonché arbitraria, a buona ragione attaccata da più parti, in primis dagli organizzatori dei vari distretti del Fuorisalone milanese, che ogni anno animano l’intera città con molteplici iniziative attirando visitatori da tutto il mondo.
Iniziativa subito dopo rettificata, con scuse annesse, dal suo stesso impavido ideatore, che forse si è reso conto dell’estrema audacia dell’idea di convertire a visita virtuale, per quanto ben architettata, la complessità di un’esperienza che migliaia di aziende, professionisti, giornalisti e cittadini vivono ogni anno al Salone e Fuorisalone di Milano.
 
Nel caso in cui davvero l’edizione 2020 del Salone dovesse essere annullata, bisognerebbe piuttosto domandarsi: quale possibili alternative potrebbero esserci per aziende e progettisti?
Piuttosto che immaginare una “Milano” virtuale, si dovrebbe forse cercare una soluzione che consenta alle aziende – che ogni anno si preparano con grandi sacrifici e investimenti a presentare le nuove collezioni e i nuovi progetti – di non perdere l’occasione di presentare al pubblico il frutto del duro lavoro dei mesi precedenti. Si potrebbe ad esempio immaginare una “Fiera” virtuale che, per quanto mai indubbiamente sostitutiva della reale esperienza fieristica, possa mantenere vivo il contatto tra brand e professionisti grazie alle grandi potenzialità della rappresentazione digitale del prodotto.
Ma si tratta di una soluzione di cui può farsi promotore solo il Salone del Mobile.Milano, unico interlocutore delle oltre mille aziende che ogni anno attendono quello che per loro rappresenta l’appuntamento più importante dell’anno. E dunque l’unico a poter fornire delle valide alternative, non solo alle aziende, ma anche ai 350mila visitatori che giungono ogni anno da tutto il mondo.
 
In attesa del verdetto finale, Salone si Salone no, conviene nel frattempo riflettere su come questo insolito momento storico cambierà le nostre vite. Anche quando saremo usciti dall’emergenza, questa esperienza avrà cambiato il nostro modo di raccontare il design? Fiere e aziende agiranno in maniera diversa? Avranno maturato una nuova considerazione del digitale?

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