26/03/2020 - Confinati da settimane tra le nostre mura domestiche ci stiamo abituando ad una nuova concezione del tempo e della routine lavorativa. Ma può questo 'tempo sospeso' diventare opportunità creativa? Come osserva Serena Confalonieri, "questo è il momento per rivedere i classici progetti lasciati nel cassetto, quelli un po’ più difficili da proporre. Dopo una crisi c'è sempre una rinascita, magari l’anno prossimo vedremo una rinnovata libertà anche nei codici visivi e progettuali".
In questa breve conversazione la designer milanese riflette su come lo scorrere del tempo, alla fine di tutto, assumerà un nuovo significato.
Serena, come sta influendo questa situazione sulla tua vita e sul tuo lavoro? A livello di routine quotidiana direi che è cambiato poco: semplicemente non vado in studio, ma mantengo gli stessi orari, magari con un ritmo più rilassato, ma comunque costante.
Per mia fortuna (o sfortuna) agli inizi ho lavorato da casa per parecchio tempo, per cui è un tipo di autodisciplina che ho imparato ad avere anni fa, quindi pur non essendo una situazione idilliaca, non ci ho messo molto a riabituarmi. Certo una passeggiatina per spezzare sarebbe utile a volte per schiarire le idee, ma mi accontento delle mini uscite per il cane, e anzi, non mi lamento affatto.
Come hai organizzato il tuo spazio di lavoro? Vivo in un bilocale e lavoriamo da casa in due (io e il mio compagno), per cui non c’è stato molto da riorganizzare: semplicemente io sul tavolo della cucina e lui in salotto. Io di natura non sono molto ordinata, ma in questo momento è essenziale esserlo, sia perchè ogni stanza ha un doppio utilizzo e quindi il caos arriverebbe subito, sia per tenere in ordine la mente.
Può questo “tempo sospeso' diventare un’opportunità nel mondo del design e della progettazione? Se si, in che modo? Io sto rispolverando i classici progetti lasciati nel cassetto, quelli un po’ più difficili da classificare e proporre, che rimangono sempre indietro in favore di altri dall’esito più immediato. Si sa che dalle crisi esce sempre il meglio, magari l’anno prossimo vedremo una rinata libertà anche nei codici visivi e progettuali.
Ci sono nuovi progetti che stanno nascendo in questo particolare momento? La situazione ha messo tutto in stand by: questo è un momento dell’anno in cui saremmo già tutti dovuti essere in piena corsa per il Salone, quindi la maggior parte dei progetti su cui stavo lavorando quando tutto si è fermato erano tesi ad aprile. Nonostante questo stop sia stato un grosso colpo, mi sta permettendo di partire con altri progetti (non legati al salone) che avevo posticipato a maggio, e mi sta dando il tempo di affrontarli con più calma e riflessività.
Cosa fai quando non lavori? Leggo, guardo film e documentari, suono, seguo lezioni di yoga su instagram, faccio puzzle mentre ascolto podcast: mi piace scoprire le vite dei personaggi dell’arte o della letteratura, storie di donne che sono partite con mille difficoltà e in epoche molto più ostili della nostra e con una determinazione di ferro ce l’hanno fatta. Sono storie che ti fanno sentire piccola a confronto ma allo stesso tempo ti indicano la strada.
Hai dei suggerimenti da dare a colleghi e non? In generale, anche se non è facile, dovremmo interpretare questo momento di riflessione e solitudine come un’opportunità: innanzitutto per esercitarci a stare con noi stessi, in un momento in cui la solitudine non vuol dire essere lasciati indietro (perchè siamo tutti nello stesso punto), dovremmo concentrarci per far sì che la tranquillità parta proprio da noi.
Ai colleghi in particolare direi di godersi questo tempo “regalato” in un momento in cui ci aspetteremmo di essere completamente isterici e stressati: poi ognuno saprà come gestirlo, tra chi ne approfitterà per creare cose nuove, chi per studiare e ampliare le proprie conoscenze, o chi preferirà non fare niente per essere più carico poi. In ogni caso siamo tutti fortunati perchè dotati di una fantasia che ci fa pesare molto meno questa temporanea immobilità, e la rende solo apparente.
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