03/04/2020 - Andrea Maragno e Sonia Tasca, founder di JoeVelluto studio - realtà multidisciplinare che ha fatto dell’innovazione responsabile suo unico diktat - riflettono sul tema del “tempo sospeso” e su come possa non del tutto rallentarci. Così, quasi in un ossimoro, in un mondo dove ora è tutto fermo si è connessi 24h su 24h in un’over-produzione di contenuti, quasi a non riuscire a goderci il silenzio e la calma che ci circondano.
Ma questo “tempo sospeso” può diventare opportunità creativa in un momento dove è salvifico guardare oltre questo tunnel buio, immaginando il futuro del mondo dopo il Coronavirus?
Il duo vicentino racconta la nuova routine lavorativa (e non) e il personale punto di vista su queste settimane di lockdown.
Come sta influendo questa situazione sulla vostra vita e sul vostro lavoro?
Sonia Tasca: Da una parte stiamo rallentando e acquisendo (fortunatamente) una dimensione più familiare e casalinga - ci rendiamo conto che nonostante qualche difficoltà iniziale, si può lavorare comunque (ma questo perché tutti, proprio tutti siamo nella stessa situazione, non sarebbe possibile il contrario)!
D’altro canto tutto è accelerato e condensato: si continua a lavorare come se tutto dovesse ripartire domani, come se nulla fosse successo, e ogni confine virtuale è abbattuto: si è reperibili e connessi 24h su 24h tra Skype, Zoom, Facebook, Instagram, ecc. Oltre agli appuntamenti di lavoro, ci sono webinar, ma anche aperitivi e dj set virtuali, oltre a miriadi di cose da seguire ora come non mai. Si ha l’imbarazzo della scelta.
Lo stop obbligato ha creato un’over-produzione di contenuti. Non riusciamo proprio, ahimè, a goderci il silenzio e la calma.
Come avete organizzato il vostro spazio di lavoro? Siamo tutti ovviamente dislocati in posti diversi, ognuno a casa propria.
Andrea Maragno: Il mio spazio di lavoro è un cuscino per la meditazione (zafu) ed un tavolino basso.
Sonia Tasca: Ho messo tutto l’indispensabile in una grande borsa che porto ogni giorno in uno spazio diverso: dallo studio alla cucina, dalla camera alla casetta in giardino, e via così, a rotazione, ovviamente solo per avere uno sfondo diverso durante le skype call!
Può questo “tempo sospeso" diventare un’opportunità nel mondo del design e della progettazione? Se si, in che modo? S.T.: Me lo auguro. Sopratutto lo spero! Però purtroppo ho dei grossi dubbi.
Noi da tempo stiamo già lavorando in una direzione più consapevole. Cerchiamo di fare un design più geocentrico rispetto ad un design antropocentrico. Da un po’ di tempo a questa parte stiamo seguendo la direzione artistica di un’azienda (Teraplast) che ha sposato questa visione e quindi ci stiamo occupando di creare dei prodotti che utilizzino materiale post-consumo e ci preoccupiamo di generare una comunicazione adeguata e corretta intorno a questa tematica.
Ci sono nuovi progetti che stanno nascendo in questo particolare momento? S.T.: Progetti e sogni per una vita migliore per questo pianeta e per i nostri figli. Tutto gira intorno a questo concetto, e l’impegno più profondo lo prendiamo con noi stessi quotidianamente per mantenere fede a questo tipo di approccio. Dalla direzione artistica di cui sopra, ad un nostro broadcast online su Instagram, “Pastascotta”, e ad una futura grossa mostra sul design circolare come creazione di grossi valori.
Cosa fate quando non lavorate?
A. M: Gioco con le mie figlie, faccio zazen (meditazione seduta) e studio.
S. T.: Mi trasformo nella dea Kali, cercando di fare tutto ciò che è rimasto in sospeso, condensandolo nel poco tempo rimasto: dalle faccende domestiche alla spesa, tutoring per i compiti di mia figlia di 6 anni, e quando tutto tace finalmente, faccio un pò di vinyasa yoga.
Avete dei suggerimenti da dare a colleghi e non?
S.T.: Dedico a loro, ma non solo a loro una poesia di un grande Maestro Zen, Katsuki Sekida. Un invito a tornare alla nostra vera natura di esseri umani, prima che di designer o altre professioni.
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